DONATO MATASSINO- A. CAPPUCCIO
Costi dei prodotti animali
e standard di vita
8th WORLD CONFERENCE ON ANIMAL PRODUCTION, JUNE 28 -JULY 4, 1998, SEOUL NATIONAL UNIVERSITY, SEOUL, KOREA, Seoul-Korea,4 luglio 1988
Sommario
2. Globalizzazione dell'economia
3.1.2. Possibili linee di tendenza
Il titolo della nostra relazione potrebbe essere interpretato come unavera domanda.
Quale la risposta? Indubbiamente, essa può essere solo fortementearticolata. Tenteremo di fornire alcuni elementi di riflessione necessariper individuare soluzioni semantiche ai caleidoscopici problemi della vitadell'uomo. L'argomento da trattare è molto complesso, ampioe problematico, specialmente se riferito al mutevole scenario che si vadelineando nel sistema agro-alimentare-ambientale, i cui confini sono tuttida definire.
Queste soluzioni devono tutte tendere essenzialmente al raggiungimentodi un obiettivo irrinunciabile: il 'benessere psichico e fisico' dell'uomo (Human welfare state, HWS).
Un tentativo di approccio è quello sistemico.
Una semplificazione sistemica è riportata nella figura 1, ovemanca volutamente la gerarchizzazione dei fattori esplicitati, ma essi sonofortemente interdipendenti fra loro.
Ponendo come momento centrale il HWS, il costo dei prodotti di origineanimale deve diventare inesorabilmente una variabile dell'antropocentrismo.
Questo costo, pertanto, è funzione delle problematiche connessealla complessità della multiforme esplicazione dei fenomeni sia biologiciche socio-culturale- -economici.
E' ampiamente acclarato che, all'aurora del 3. millennio, la gestionedella produzione, della domanda, dell'offerta e degli scambi dei prodottidi origine animale è una variabile del sistema economico internazionale;sistema caratterizzato da una forte interdipendenza fra le economie nazionaliche, a loro volta, tendono a raggrupparsi in sottosistemi interessanti areegeografiche ampie (a esempio, UE) (Matassino et al., 1991).
Sempre secondo questi autori, è da prevedere che questa interdipendenzatenderà sempre piú a intensificarsi, specialmente se si consideranogli influssi:
(a) del progresso scientifico e, conseguentemente, di quello tecnicoe biotecnico
(b) della velocità di informatizzazione
(c) del monitoraggio ambientale.
In questa visione organicistica o di globalità insostituibileè il ruolo del processo di atomizzazione delle variabili del sistemaper l'individuazione di quelle vie da percorrere per raggiungere un risultatoottimale ma dinamico nel tempo e nello spazio (Bettini, 1972; Matassino,1984).
La storia degli ultimi 20-30 anni ci dice che il processo di industrializzazioneha prodotto un forte aumento dell'uniformità e dell'intercambiabilità.Contemporaneamente, nei paesi a economia avanzata è in atto una marcatatendenza alla demassificazione sotto il profilo sociale, politico ed economico.Sta emergendo una società piú differenziata. Questa differenziazioneè anche il frutto della notevole variabilità nell'informazioneche arriva al singolo. Come nei sistemi biologici, la vita e il funzionamentodi quelli sociali, politici e istituzionali sono il risultato del trattamentodell'informazione (Matassino et al., 1991).
Prefigurare il futuro di una società fortemente composita e variegatanella sua struttura e sovrastruttura non è semplice, qualunque siail livello geografico considerato. I futuri sono molti. Seguendo un approcciologico, (Matassino et al., 1991) possiamo dire che:
(a) quelli desiderabili possono essere tanti, dipendendo essidalla fantascienza e dall'etica
(b) quelli probabili sono caratterizzati da un diverso grado diverificarsi.
Il processo decisionale, però, non potrà essere condizionatoda modelli econometrici identificabili con il complesso di Pigmalione. Unmodello non crea nuove strutture. Sono i mutamenti strutturali prevedibilie la loro natura che, inseriti nel modello, forniscono indicazioni decisionali.Sarebbe fortemente fuorviante per qualsiasi scelta basarsi solo su ciòche è misurabile ed esprimibile con un numero, ritenendo non importanteo addirittura inesistente quanto non è misurabile. Nella categoriadegli eventi non misurabili rientrano quelle che chiamiamo 'debolezze'umane. Noi non siamo assolutamente a 'prova di errore' ('fail-safe'),ma possiamo sopravvivere al verificarsi di errori. Un domani prossimo, sispera che la geometria frattale, teorizzata nel 1975 da Mandelbrat, potràdarci un forte contributo per meglio capire alcuni processi dinamici, oltreche nel campo biologico (ad esempio, passaggio dallo stato sano a quellomalato), anche in quello socio-economico. Nel processo decisionale, nelpresente, è necessario verificare ('audit') se un dato fattoè un evento importante o una tendenza. L'evento è il precursoredella tendenza che è rappresentabile secondo un modello. La pianificazioneè realizzabile e ha significato, quindi è collegabile al campodegli studi di previsione, solo se è attendibile l'interpretazionefra 'evento importante' e tendenza (Matassino, et al., 1991).
Siamo in un periodo storico fortemente dinamico e con profonde crisiin atto in numerosi settori. Una possibile soluzione di questo problemapotrebbe essere insita in una gestione della crisi con prospettive di lungoperiodo. In questa gestione, il business non può trascurarela politica. La qualificazione della classe politica dirigenziale èun dilemma già noto a Platone. Allo scopo di superare alcuni vincoliodierni, molto determinanti, si comincia a profilare una diversa visionesocietaria: il passaggio da società 'multinazionali' a società'multiculturali' a società a 'civiltà multiple'a società 'multietiche'. E' un nuovo approccio molto complesso,ma inevitabile in una prospettiva sempre piú di 'globalizzazione'risolutiva dei problemi (Matassino et al., 1991).
2. Globalizzazione dell'economia
Lo sviluppo dei processi di globalizzazione dell'economia del pianetaterra sta modificando notevolmente, specialmente nell'ultimo quindicennio,le relazioni fra i sistemi produttivi e le basi della competitività.Ambedue, questi ultimi, devono conciliarsi con le esigenze sociali, fortementediversificate sul pianeta terra, tendenti a salvaguardare i connotati specificidelle diverse civiltà, frutto di tradizioni e di storie differenti.Qualunque agroecosistema è, in fondo, il risultato di un intrecciofra storia e geografia (Braudel, 1982). La conoscenza storica permette didiscriminare tre momenti diversi, ma fortemente connessi, caratterizzatidal susseguirsi di avvenimenti di durata variabile: ultrasecolare o ultramillenaria,intrasecolare e intraindividuale, rispettivamente. Ciò stàa significare che culture locali devono partecipare alla globalizzazionedell'economia, con la capacità di associare i valori della propriaidentità.
Possiamo affermare che l'economia globale del pianeta terra èsottoposta a un vero e proprio sconvolgimento tellurico di elevata 'magnitudo',quindi è in atto una trasformazione epocale. Tuttavia, non bisognaporre totale credibilità a coloro che ipotizzano che, grazie allaglobalizzazione, avremo il tramonto: dell'inflazione, degli steccati geopolitici,della società opulenta e di quella diseredata. Tutti possono rilevareche in quasi tutti i Paesi sviluppati (PS) crescono le preoccupazioni perl'elevarsi della disoccupazione e per l'incapacità a individuarestrumenti in grado di ridurre questo trend a livelli accettabilial fine di raggiungere un equilibrio sociale meno precario e non forierodi permanenti conflittualità tra datore di lavoro e lavoratore.
Molti economisti sono convinti che lo spirito di Adam Smith aleggi conforza sul sistema economico del nostro pianeta. Questo scenario, fortementedinamico dell'economia viene attribuito particolarmente al notevole e velocesviluppo nell'innovazione dei processi, quindi dei prodotti, in atto a operadei risultati della ricerca biotecnologica e tecnologica.
Particolare importanza riveste l'innovazione dei sistemi informaticiche favoriscono naturalmente il processo di internazionalizzazione dell'economia,specialmente per quanto riguarda la produzione e il mercato finanziario.
Basti pensare che nel 1844 Samuel Morse, inventore del telegrafo, diedeinizio a una rivoluzione copernicana nel settore della comunicazione, inviandola famosa frase: 'Ciò che Dio ha scritto'. Trent'anni fàun cavo telefonico transatlantico poteva trasmettere simultaneamente solocirca 140 conversazioni; oggi, un cavo a fibre ottiche può superareben 1,5 milioni. Pertanto, oggi è possibile trasferire in tempo realeingenti capitali e commesse di prodotti premendo un semplice tasto.
L'informatica, in senso lato, svolgerà un ruolo sempre piúinsostituibile nella dinamica dell'economia internazionale e nazionale.Alla luce degli effetti prevedibili dell'uso di questo strumento di comunicazione,sono state formulate numerose ipotesi, tra le quali ricordiamo: riduzionedei posti di lavoro; aumento della conflittualità sociale come conseguenzadella globalizzazione dell'economia; indebolimento del principio dei costicomparati, base del libero scambio, per la forte mobilità nello scegliereil sito di produzione; riduzione dell'inflazione e minore rigore delle politichemonetarie. In questo contesto, i servizi reali all'impresa assurgonoa un ruolo sempre piú importante e sempre meno vicariabile.
Indubbiamente, l'informatica e la globalizzazione costituirannosempre piú un 'binomio inscindibile'. Questo binomio saràforiero di forti implicazioni sia per i governi sia per le imprese sia peri lavoratori e ciò specialmente nel breve-medio termine. Assisteremoa una dinamica temporale e spaziale del sorgere e del chiudere di imprese.Questo avvicendarsi si identificherà con una rivoluzione nei rapportitradizionali, quindi con il sorgere di nuovi equilibri.
Se però il tutto non sarà gestito con saggezza e su unaforte base di solidarietà e di sussidiarietàfra i Paesi, sorgeranno incertezze, paure e resistenze.
Le trasformazioni rapide sono state e saranno sempre caratterizzate damomenti distruttivi, cui, però, seguono periodi di crescita economica.Sta a noi, come uomini di cultura, contribuire a che i cambiamenti si realizzinocon spirito di elevazione socio-economica delle popolazioni interessate.
L'economista Joseph Schümpeter descrive molto brillantemente questicontinui processi di trasferimento di risorse da industrie in declino adaltre in espansione. Egli definisce questo dinamico andamento come 'distruzionecreativa' che, in ultima analisi, favorisce la crescita di reddito edi occupazione.
Le cause e le finalità specifiche che sollecitano le imprese aessere protagoniste del processo di internazionalizzazione, mediante larealizzazione di apposite collaborazioni, sono molteplici e fortemente legatealle strategie produttive delle singole imprese. Tutto ciò obbediscea due leggi fondamentali: la teoria transazionale (transaction) ela teoria delle risorse complementari. La prima, indubbiamente, haun legame concettuale con l'uso del termine 'transazione' in psicologia:'forma di relazione che non presuppone come già noti i terminiche la costituiscono e che si svolge, quindi, secondo una dinamica propria'.L'introduzione di questo concetto innovativo nei rapporti relazionalisi è avuta negli anni '40 da parte del filosofo J. Dewey e dellopsicologo M. Bentley. Il significato in psicologia si è adattatoperfettamente al processo di collaborazione peculiare e dinamico delle impreseoperanti in diversi siti geografici. La seconda (teoria delle risorse complementari)interessa le relazioni cooperative fra le grandi imprese, specialmente quelle'high tech', ai fini di ottimizzare la complementarità delleproprie risorse cognitive e tecniche e/o biotecniche. Questo processo diottimizzazione viene realizzato con l'obiettivo di:
(a) ridurre al minimo l'impegno finanziario
(b) aumentare al massimo la flessibilità organizzativa
(c) ridurre, se non eliminare, le tradizionali politiche aggressivee sostituirle con quelle caratterizzate da una sempre maggiore cooperazionesu base di accordi cooperativi tra imprese.
La forte accelerazione dello sviluppo tecnico-scientifico e del relativoprogressivo incremento finanziario d'investimento, favorisce la tendenzaall'internazionalizzazione da parte delle grandi imprese. Grazie a questapolitica, molte imprese riescono, fra l'altro, a:
(a) evitare diversi vincoli politico-istituzionali che non permettonodi accedere ai mercati nazionali
(b) ridurre il rischio d'investimento
(c) condizionare di piú il consumatore.
Sulla scia delle grandi imprese, anche quelle 'medie' e 'piccole'evidenziano una tendenza a una piú spiccata politica di cooperazioneallo scopo di non rimanere schiacciate, quindi eliminate, dal processo d'internazionalizzazionein atto. Indubbiamente, deve trattarsi di imprese che nel loro specificohanno raggiunto un notevole livello di innovazione tecnica e/o biotecnicae, pertanto, posseggono ancora notevoli vantaggi di competizione a livellointernazionale.
Nel futuro, probabilmente, si farà sempre piú ricorso aun'attuazione dei principi propri dell'impostazione sistemica; infatti,solo questo paradigma potrà risolvere la conflittualità competitivafra la grande e la media e la piccola impresa.
Il rapido aumento di conoscenza incrementa, a velocità sempremaggiore, l'innovazione dei processi produttivi (quindi dei prodotti). Ciò,nel lungo periodo, è la fonte principale per migliorare il HWS. Sicuramente,all'interno dei sistemi produttivi non tutte le componenti umane trarrannocontemporaneamente i relativi benefici, quindi vi saranno possibilitàdi aumentare le disuguaglianze di reddito e di prospettive di lavoro fracoloro che si riqualificano dinamicamente e coloro che, invece, restanoancorati a comportamenti statici.
Grande e insostituibile sarà il ruolo del sistema educativo nelprevedere curricula atti a conferire allo studente una formazionetale da facilitare la visione e la convinzione di una sua continua elaborazione'culturale' per immettersi con capacità nei dinamici cambiamentiche sempre piú caratterizzeranno il terzo millennio. Questa flessibilità'culturale' dell'individuo potrà facilitare notevolmente unsuo inserimento, dinamico nel tempo e nello spazio, nel complesso e variabilesistema produttivistico. La maggiore istruzione e una riqualificazione permanentecostituiranno sempre di piú due pilastri fondamentali, se non insostituibili,della dinamica salariale e, probabilmente, strumenti di riduzione di fortidisuguaglianze sociali. Tuttavia, il problema piú spinoso da affrontareè che con l'avanzare dell'età dell'individuo vi è unanaturale riduzione di capacità alla flessibilità e alla riqualificazione.Pertanto, bisognerà individuare nuovi percorsi che debbano tenerconto che la popolazione umana tende ad aumentare sia numericamente chenella sua attesa media di vita.
Si può affermare che nel processo educativo il discente deve essereindotto ad acquisire una preparazione culturale (generale e specifica) capacedi esternarsi nel corso dello svolgimento della sua futura attività.Questa attività deve costituire il risultato di capacità dinamichedi apprendimento critico, di formazione e di estrinsecazione delle proprieabilità intellettuali. Il discente deve acquisire armonicamente 'sapere'e 'sapere fare' con la convinta conoscenza di quei processi mentaliche facilitano e rendono possibili capire il perché degli eventi'culturali' e/o 'biologici' che caratterizzano il divenire deglieventi. Forte deve essere l'interattività fra struttura del pensieroformale e strutturistica della realtà, in quanto, secondo Kant, 'l'organizzazionecognitiva di una realtà' altro non è se non un prodottodel pensiero. La 'trinomia' (figura 2), nella sua semanticità,è caratterizzata da una forte interconnessione che può trovareuna logica semplificazione, quindi un approccio credibile e operativo, soloin una visione sistemica (Matassino, 1993).
L'elevazione culturale della persona umana è da perseguire perchésarà la leva fondamentale dell'individuo per evitare di essere schiacciatoda una eventuale liberalizzazione estremizzata dell'economia, anche se limitataa tempi brevi-medi. E' da ricordare che con l'aumentare delle conoscenze,grazie al forte impulso in atto nel processo di informatizzazione, certedistinzioni di carattere economico si avviano a una totale obsolescenza,come - a esempio - la distinzione fra produzione industriale e servizi.
La multimedialità va fortemente incentivata, specialmente nelsettore dell'educazione e della formazione.
Via internet è possibile ordinare tutta una serie di prodottiche possono rispondere addirittura alle esigenze personalizzate del cliente;prodotti che nel volgere di pochi giorni vengono confezionati e consegnatial richiedente. Andrew Wjckoff, economista dell' Organization for theEconomical Cooperation and Development (OECD) (Organizzazione per laCooperazione economica e per lo sviluppo) ritiene che tanti servizi s'identificanosempre di piú con una vera produzione industriale. Questo studioso,inoltre, prevede che il notevole dinamico aumento di conoscenze indirizzeràsempre piú capitale verso una intensificazione dei servizi realiper l'uomo. Lo stesso può dirsi nello specifico del sistema 'produzioneanimale' (Nardone e Matassino, 1989a e b).
Nei PS circa il 50% del prodotto internolordo (PIL) è dato daiprocessi produttivi e dai servizi utilizzanti il livello di conoscenze.Per il futuro, quasi certamente, i Paesi, i cui governi favoriranno lo sviluppoe l'efficienza della gestione del proprio patrimonio di conoscenze, avrannoeconomie floride e sicure. Pertanto, si richiede che un Paese investi moltonella ricerca scientifica 'tout court', ma specialmente in quelladi base piú che in quella applicativa (tecnica e/o biotecnica chesia). Sono le acquisizioni della ricerca scientifica di base che sono ingrado di generare innovazioni di processo e di prodotto. E' in questa direzioneche alcuni PS (a esempio, il Giappone) stanno orientando le loro scelte,specialmente nel prossimo quinquennio, modificando cosí precedentiorientamenti tendenti a privilegiare la sola ricerca scientifica di perfezionamentodi processi tecnici e biotecnici. Purtroppo, vi sono PS, come l'Europa continentale,le cui scelte di ricerca scientifica si stanno avviando verso un percorsoopposto, perdendo -cosí- -capacità di continuare brillantementea percorrere itinerari in grado di scoprire sempre nuovi futuri utilizzabili,poi, per l'innovazione.
Una delle strade intraprese da alcuni Paesi è quella di liberalizzareil mercato del lavoro, introducendo opportuni minimi salariali. Quasi certamentela flessibilità salariale è una condizione necessaria, manon sufficiente. Ciò che è fondamentale ai fini del WS dell'uomoè il reale potere di acquisto del suo salario. La tesi dell'economistaDavid Ricardo (inizio anni '800) 'nulla contribuisce alla prosperitàe alla felicità di un paese quanto profitti aziendali elevati'conserva la sua validità nel senso che è fisiologico che,in una fase di forte espansione e innovazione tecnica e biotecnica, la quotadi utile per le imprese interessate aumenti; tale aumento, però,ha normalmente una sua destinazione: costituzione di nuove imprese che comportano,normalmente, istituzione di nuovi posti di lavoro. Quasi certamente il notevolesviluppo dell'informatizzazione e la globalizzazione del mercato sul pianetaterra aumentano le possibilità che i ricchi, culturalmente o finanziariamente,diventino piú ricchi; pertanto, bisognerà introdurre, in sededi accordi internazionali, opportuni correttivi affinché si evitiche si instaurino pochissimi monopoli in grado di gestire la globalizzazionedella produzione, del mercato e della stessa 'cultura'.
Un'altra considerazione: non è sufficiente che il salario siabasso per rendere vantaggioso il trasferimento delle produzioni; ma èla produttività per addetto a condizionare il trasferimento. Ciòè valido sia per le produzioni industriali che per quelle del settoreagro-alimentare. Un forte deterrente nei riguardi del trasferimento spazialeè il livello di istruzione: tanto piú alto è tantomeno sono i rischi di aumento della disoccupazione.
La World Trade Organization (WTO) (Organizzazione mondiale delcommercio), cui aderiscono oltre 130 Paesi e che svolge una funzione importantissimaper i Paesi sia in via di sviluppo (PVS) che nei PS, quasi quotidianamenteva disegnando la geografia economica (e non solo) del 1. secolo del terzomillennio in una prospettiva antropocentrica (consumatore) sulla base dellaliberalizzazione dei vari segmenti del commercio mondiale.
La WTO sovrintende al libero scambio fra i Paesi membri per un importodi quasi seimila miliardi di dollari USA, questo importo è cresciutonel triennio 1994- -1996 a un ritmo annuo dell'8-10%. Il direttore dellaWTO (Dr. Renato Ruggiero) ritiene che lo sviluppo può essere soloil frutto dell'apertura dei commerci e degli scambi; da ciò conseguonoopportunità a favore di tutti i paesi, compresi i PVS. Pertanto,la scorciatoia ai problemi di sviluppo non può identificarsi conil 'protezionismo'. Nell'ultimo cinquantennio, a livello di pianetaterra, la produzione è cresciuta di 6 volte e gli scambi di ben 14.Questa differenza viene attribuita dal WTO all'interdipendenza e alla globalizzazionedel commercio; quindi, gli scambi sono un elemento cruciale per lo svilupposocio-economico di un Paese; in piú, la globalizzazione del commercioè, nel lungo periodo, utile volano per l'incremento della forza lavoro.Indubbiamente, la gestione della globalizzazione è un formidabilestrumento per migliorare lo 'status' sociale di tutta l'umanità,quindi il HWS (e conseguentemente dell'animale in produzione zootecnica),ma può costituire anche un forte fattore di 'esplosione' dirivalità etnica, culturale ed etica. Stà a noigestire seriamente il processo di globalizzazione in modo da eliminare ilverificarsi della seconda ipotesi.
Per ridurre piú che per eliminare la conflittualità, arduae primaria dovrà essere la funzione politica equilibratrice dei governisia dei PS che dei PVS. E' necessario favorire lo sviluppo di economie fortementeflessibili che dovranno essere favorite dal sorgere di una cultura sistemicanella quale sia l'impresa che il mercato del lavoro dovranno fortementeinteragire.
Si spera che non si verifichino casi di neo-luddismo, quindi nessunfreno al progresso tecnico e biotecnico, unico itinerario da percorrereper favorire livelli accettabili di HWS.
Tuttavia, secondo il premio Nobel James Tobin 'La globalizzazioneha effetti positivi e negativi. E' utile che i commerci aumentino e le economiecrescano, perché questo offre nuove opportunità di lavoroe di vita migliore. Nello stesso tempo, però, le tecnologie e ilmutamento strutturale del sistema provocano danni ad alcune persone. Quindidobbiamo favorire lo sviluppo, proteggendo chi si trova in difficoltà.Il dovere di operare cosí spetta ai governi e alle organizzazioniinternazionali, ma serve la volontà politica. Le tendenze egoistichesono prevalenti fra gli operatori economici. Proprio perciò èutile intervenire per favorire questa sensibilità. Il miglioramentodell'istruzione è la chiave ovunque, tanto nei paesi poveri quantiin quelli sviluppati. Dove la globalizzazione provoca la perdita del lavoro,bisogna garantire protezione ai disoccupati. ...... Poi, però, bisognatogliere queste persone dallo stato di dipendenza dai sussidi pubblici eriqualificarle per metterle in condizioni di ottenere nuovi impieghi. ......Ho sempre pensato che facciamo troppo poco per i poveri. ...... Aiutarei poveri, infatti, conviene a noi stessi per ragioni economiche e di sicurezza.Nel mondo globalizzato, infatti, le risorse naturali, il lavoro e il mercatosono ovunque, e avere zone di esclusione e di instabilità non èutile a nessuno'.
I futuri accordi, che saranno realizzati a livello di WTO, dovranno prevedereanche norme di carattere sociale, valide per tutti i Paesi partecipanti,affinché il grande problema dell'entità del salario non costituiscauna variabile indipendente, anche se la 'cyber-economia' esigerebbeun sistema produttivo di totale liberalizzazione. Nell'ambito di questifuturi accordi WTO occorre che le iniziative politiche abbiano piúpeso per ridurre quello delle grandi lobbies internazionali e dellaburocrazia. Bisognerà prevedere tutti quegli strumenti necessaria eliminare la concorrenza sleale, segnatamente nel settore agro-alimentare,legata:
(a) allo sfruttamento di mano d'opera a basso costo (lavoro minorilee femminile, specialmente)
(b) all'assenza dell'indicazione certa del paese di provenienzadel prodotto commercializzato
(c) alla carenza di appositi contenitori sigillati per il trasportodei prodotti
(d) alla mancanza di regole precise riguardanti la proprietàintellettuale delle scoperte e delle invenzioni inerenti alla materia vivente
(e) all'assenza di norme rigorose e di strumentazione per il controllodella qualità dei prodotti alimentari
(f) alla mancanza di normative in grado di chiarire la profondadifferenza tra 'tossicità' e 'nocività' pergli effetti prodotti da alcune molecole sulla salute dell'uomo e dell'agroecosistemanel medio e nel lungo periodo.
La valutazione dell'incremento della produttività, dei costi diproduzione e dei servizi sociali richiede, ormai, una profonda rivisitazioneaffinché si possa disporre di indicatori meno errati e manipolabilifino a giungere a interpretazioni divergenti. Sono difficili da definirel'unità di prodotto e il relativo costo di quei servizi sociali,come la sanità e l'istruzione, ove l'obiettivo primario èla qualità e non la quantità.
Giustamente, Lester Thurow ritiene che il sistema previdenzialedeve conciliarsi con le esigenze di una vita 'normale' delle popolazioni,specialmente della componente 'anziana', e con quelle del reperimentodi risorse da destinare alla ricerca, all'istruzione ealle infrastrutture. Ciò starebbe a significare che il successoo il fallimento di una società è dovuto al suo buon funzionamentopiú che all'iniziativa dei suoi componenti. Questo buon funzionamentoè fortemente legato al livello di professionalità dei singoli.E' il know-how che tende a predominare sulle risorse naturali, lequali o sono presenti oppure no. E' la continua e armonica espansione economicache permette il raggiungimento dinamico del HWS. Qualsiasi ristagno nelleattività produttive è dannoso. Per uscire dal letargo èmolto appropriata un'espressione di Mao 'Un viaggio di mille miglia cominciasempre con un passo'.
L'importanza della qualità dei servizi sociali saràsempre maggiore e sempre piú legata alla dinamica delle categoriedella demografia umana. A livello di pianeta terra si prevede che la popolazioneumana di età >60 anni rappresenterà nel 2025 poco piúdi 1/7 (1,2 miliardi) dell'intera popolazione prevista (8,5 miliardi) chenel 2050 dovrebbe superare i 10 miliardi. Forte, però, saràil divario fra le diverse aree geografiche; infatti, le persone di età>60 anni percentualmente incideranno: da 6 in Africa a 13 in AmericaLatina a 14 in Asia a 18 in Oceania a 23 in Europa orientale a 27 in Americadel Nord a 29 in Europa occidentale (Matassino et al., 1991). Sempreal 2025, si prevede che la popolazione di età >80 anni passeràpercentualmente:
(a) dall'attuale 1,1 all'1,5 a livello di pianeta terra
(b) da 2,8 a 4,1 nei PS e da 1,1 a 1,5 nei PVS
(c) nei PVS, da 0,9 a 1,7 in Cina, da 0,5 a 1,0 in India, da 0,8a 1,3 in Brasile
(d) nei PS, da 2,9 a 6,0 in Giappone, da 3,3 a 3,9 negli USA,da 2,0 a 3,2 in ex-URSS, da 3,4 a 5,1 nell'UE.
Indubbiamente, la globalizzazione dell'economia non potrà ignorarequanto finora evidenziato in termini di variazioni demografiche. Stantegli attuali limiti di età al pensionamento, una riflessione da fareriguarderà l'incremento dell'incidenza delle persone in etàpensionabile su quelle in età da lavoro. Oltre a questo fondamentaleproblema, vi è uno psichicamente non secondario e risalente, neiPS, agli inizi degli anni '30: l'incremento del costo di mantenimento dellapopolazione anziana non può essere sostenuto dalla comunità,in quanto esso non produce benefici, essendo improduttivo; viceversa, l'investiresulla popolazione giovane è un sacrificio accettabile (Richter, 1988).Tuttavia, grazie all'aumento del peso politico della popolazione anzianasia in termini elettorali che di detentrice di ricchezza, si prospettaanche il sorgere di una potente 'lobby' gerontocratica che potrebbe portaread acuire i rapporti intergenerazionali (Boulanger, 1990). Inoltre,gli anziani andranno sempre piú a costituire una popolazione notevolementeeterogenea; pertanto, i servizi reali sociali e sanitari da prestare all'anzianotenderanno a diversificarsi in relazione a numerosi fattori quali, ad esempio,il livello culturale, l'etnia, la politica sociale e sanitaria, la tradizionenei rapporti intrafamiliari. Quanto finora evidenziato influenzeràil processo di globalizzazione dell'economia, specialmente se si considerache l'invecchiamento non è una malattia, ma una fase del ciclovitale dell'uomo il cui completamento richiede soluzioni dell'ordineetico- -socio-economico.
Questo processo d'invecchiamento sarà, pertanto, l'avvenimentodemografico piú rilevante del primo trentennio del prossimo millennio.Notevoli diversificati e incisivi saranno gli effetti dell'invecchiamentosulla struttura economica, sociale, sanitaria, culturale e politica delpianeta terra. Piú che l'invecchiamento in sé stesso,la velocità e l'intensità dell'invecchiamento e la gestionedi questi due parametri, con particolare riferimento alla dinamica previsionaletemporale e spaziale, saranno il problema cardine.
I precedenti dati previsionali riguardanti questo fenomeno dell'invecchiamentosono molto eloquenti ed essi saranno determinanti dei futuri equilibrifra le categorie demografiche umane; equilibri che subiranno una vera epropria rivoluzione copernicana rispetto a quelli oggi esistenti. Possiamoritenere che l'intero sistema demografico umano è ormai in 'fibrillazione'.Infatti, è in discussione tutto ciò che riguarda l'attualeorganizzazione della società, la visione degli stili di vita, i rapportirelazionali interpersonali e intergenerazionali. Come già detto,oggi, un trend molto interessante è quello di considerarel'invecchiamento una semplice fase del ciclo biologico dell'uomo e non unostatus identificabile con una malattia sociale. Ormai, in numerosi PSil traguardo di un'attesa di vita media intorno agli 80 anni non èpiú una 'chimera', anche se persiste una differenza a favore delladonna. Questa differenza tende a diminuire per effetto di intense iniziativedi carattere preventivo e di miglioramento della 'qualità totale'(total quality) di un alimento specialmente per il suo contenuto innutrienti e per il rapporto fra questi ultimi. Sono in atto numerose ricerchesull'argomento allo scopo di migliorare la conoscenza dei meccanismi biologiciresponsabili dei processi degenerativi dell'invecchiamento e di individuareindicatori semantici previsionali dell'andamento di questi processi. Perraggiungere questi obiettivi, grande enfasi viene attribuita, fra l'altro,ad alcune linee di ricerca: significato biologico e gestione dell'apoptosie contributo dell'incidenza dei micronuclei nella stima della 'capacitàal costruttivismo' di un individuo.
E' facile arguire che con l'aumentare della consistenza umana, dovrànecessariamente incrementare sia la disponibilità di alimentiin senso quanti- -qualitativo sia l'entità e i contenuti dei servizireali alle imprese zootecniche (Nardone e Matassino, 1989a eb; Nardone e Gibon, 1997; Boyazoglu, 1998).
Tenendo conto della struttura per età e degli standard consigliatiper classe di età, si stima che le esigenze annuali in proteine raggiungeranno:i 120,738 milioni di tonnellate nell'anno 2000, i 141,053 nel 2010, i 169,252nel 2025 e i 206,272 nel 2050. Pertanto, rispetto all'anno 2000, vi saràun aumento pari a: 17% nel 2010, 40% nel 2025 e 71% nel 2050 (Matassinoet al., 1991). Sulla base degli standard consigliati, le proteinedi origine animale devono soddisfare almeno il 50% del predetto fabbisogno.Pertanto, considerando che oggi il contributo delle produzioni animali puòessere stimato intorno ai 50 milioni di t, notevole dovrà esserel'impegno degli imprenditori zootecnici che dovranno produrre almenoaltri 35 milioni di tonnellate di proteine di origine animale al fine diesaudire le esigenze del 2025. Questo incremento produttivo dovràavvenire nel rispetto di una zootecnia ecocompatibile. La varazionetemporale dell'incidenza percentuale di ciascuna area geografica sul totaleannuo del 'pianeta terra' delle proteine necessarie a soddisfareil fabbisogno della popolazione umana è riportata nello schema seguente:
Tale variazione interesserà specialmente l'Africa: la sua incidenzapasserà dal 13% del 2000 al 15 del 2010 al 18 del 2025 al 23 del2050. Nel giro di 20 anni, la popolazione umana del 'pianeta terra' aumenteràil suo fabbisogno giornaliero del 40%. Questo incremento è fortementediversificato da un area all'altra: in Africa risulterà dell'81%,nell'America Latina del 46%, in Asia del 41%, nell'Europa Occidentale del7%, nell'Europa Orientale del 2%. La variazione temporale per classe dietà mette in luce come nel breve-medio termine (10-20 anni), ma maggiormentenel medio-lungo (>20 anni), le due classe estreme ('nascita-14anni' e '>a 60 anni') saranno destinate a modificare notevolmentela loro incidenza sul totale del fabbisogno proteico; infatti, stanteallo sviluppo demografico previsto, la quota spettante alla classe 'bambini'passerà dall'attuale 20% al 17% del 2010 al 14% del 2025 a solo 6%del 2050 e quella alla classe 'anziani' dall'odierno 10% all'11,2%al 15 e al ben 27 rispettivamente (Matassino, et al., 1991).
Sempre sulla base della struttura per età e degli standard consigliatiper classe di età, si stima che le esigenze annuali in calorie raggiungeranno:i 4.812 milioni di Mkcal nell'anno 2000, i 5.604 nel 2010, i 6.667 nel 2025e i 7.856 nel 2050. Pertanto, rispetto al 2000, vi sarà un aumentopari a: 16% nel 2010, 39% nel 2025 e 63 % nel 2050 (Matassino et al.,1991).
E' facile prevedere che il WS dell'uomo sarà fortemente dipendenteda una produzione di alimenti dalle caratteristiche nutrizionali semprepiú rispondenti a soddisfare le variegate esigenze della personaumana considerata nel suo 'status' fisiologico peculiare ma dinamicotemporalmente e spazialmente. In questo contesto forte sarà ilruolo che dovrà svolgere il sistema produttivo animale.
E' sempre attuale quanto scritto da John Majnard Keynes nel 1930:'Ciò che ci affligge non sono i reumatismi dell'età, ma ledifficoltà crescenti legate ai cambiamenti frenetici e i tormentidi una transizione da un periodo economico all'altro. L'aumento dell'efficienzatecnologica si è realizzato piú rapidamente della nostra capacitàdi risolvere il problema della manodopera'. Tuttavia, grazie a questicambiamenti, anche se rapidi, il HWS medio è di gran lunga superiorea quello di cui l'uomo godeva solo 200 anni fa.
Si può ritenere che l'incommensurabile flessibilitàdel DNA umano costituisca per l''homo economicus' una fonteinesauribile di capacità di modificare il suo comportamento edi realizzare condizioni di vita che devono tendere sempre a migliorareil HWS.
Grande è la responsabilità dei governanti, in quanto essidevono essere in grado di percepire continuamente i cambiamenti in attoper fornire ai cittadini gli strumenti, specialmente l'informatica, necessariper affrontare, con probabilità di successo, l'innovazione in attoche, se opportunamente gestita, sarà foriera di grandi benefici perl'intera umanità del pianeta terra (Woodall, 1996).
La globalizzazione dell'economia, quindi della produzione, dell'offerta,degli scambi, non è una mitizzazione ma una realtà. Se dimito si può parlare, esso si identificherebbe con l'idea di potercommercializzare un dato prodotto a livello dell'intero pianeta terra, utilizzandolo stesso 'marketing' strategico (Matassino et al., 1991).L'affermazione di Henry L. Ellsworth, commissario dell'ufficio brevettidell'USA, del 1844: 'Di anno in anno i progressi dell'ingegno mettonoa dura prova la nostra credulità e sembra di poter perseguire l'arrivodi un'epoca in cui ulteriori miglioramenti non saranno piú possibili'si è dimostrata fallace. Pertanto, il mestiere di veggente èsempre rischioso (Matassino et al., 1991) in quanto: 'l'ambizionedi prevedere tutto il futuro è troppo velleitaria; l'immagine delbosco che si muove e avanza non è nella follia di Macbeth se vieneinterpretata nel senso di variazione delle invarianze nel medio-lungo periodo;ma la metafora del Macbeth non può andare oltre, altrimenti la folliadi Macbeth diventa la nostra'.
Concludendo, riteniamo di affermare che anche la globalizzazione dell'economia,in senso lato, deve essere finalizzata al WS dell'uomo considerato comeio persona, dotata di coscienza e di libertà. E' da auspicareche tutta l'umanità sinergicamente e in modo determinante contribuiscaa costruire un futuro sempre piú a misura dell'uomo, in quantoè la persona umana che va collocata al centro dell'universo, dellasocietà e della stessa scienza. In fondo, è il modellopersonalista che deve guidare qualsiasi azione dell'uomo. Solo unavisione personalista, ben lontana da quella monodiana o daquella pragmatica-utilitarista o da quella socio- -biologica,sarà in grado di guidare le azioni umane in modo tale chequeste abbiano sempre come fine l'uomo (Matassino, 1992a).
Oggi, la parola 'agricoltura' può essere benissimo sostituitadal termine 'agroecosistema' per tutte le implicazioni che la piúantica attività produttiva dell'uomo ha nel contesto di qualsiasiecosistema (Matassino, 1997b).
Il rispetto dell'ambiente richiederà sempre di piú un'attenzionepreminente, pur nell'ottica dell'incremento delle produzioni per soddisfarele esigenze in nutrienti di una popolazione che, non solo aumenta numericamente,ma vuole che migliorino continuamente le qualità nutrizionali delcibo. Nel mondo industrializzato il concetto di 'risorsa' èidentificato con quello di qualcosa da sfruttare, mentre sarà necessarioconsiderarla come un bene da tutelare, da conservare e da utilizzarecon oculatezza programmatoria. Da qui la necessità di incrementare,a esempio, i tipi genetici da utilizzare per soddisfare le diverse enuove esigenze delle popolazioni umane. E' in atto un forte processoirreversibile di consapevolezza, da parte dell'uomo, del diritto della propriaesistenza e a quella del pianeta terra, senza rinunciare ai benefici acquisitio acquisibili con le nuove scoperte scientifiche. Tutto ciò si ripercuoteanche sulle scelte degli stili di vita, diversificati per cultura e pertradizione. Proprio il settore agro-alimentare può costituireun'esempio pilota per il miglioramento e la salvaguardia dell'ambiente.Indubbiamente, il bisogno di ridurre l'inquinamento sarà la matricedell'invenzione e della ricerca di nuove soluzioni. La politica ambientaledeve essere non l'arte del 'possibile' ma l'arte di rendere attuabile ciòche è 'necessario'. Molto è da apprendere dalla naturaintesa come complesso di fenomeni biologici, in termini di gestione dell'ambiente.Da questo processo di apprendimento dovrebbe scaturire una vera e propriaderoga del protezionismo dei diritti di proprietà industriale deiprocessi di disinquinamento (Matassino et al., 1991).
Molto interessante potrebbe essere l'impiego di nuove tecniche di gestione'in toto' dell'allevamento: ad esempio, dal miglioramento genetico allarazionalizzazione dell'alimentazione, alle modificazioni (dirette o indirette)dell'assetto ormonale. Il miglioramento del livello di efficienza o 'capacitàbiologica' dell'animale in produzione zootecnica, infatti, 'ceterisparibus', consentirebbe di ottenere le stesse produzioni (carne, latte,uova, ecc.) con l'impiego di un minor quantitativo di alimento. Pertanto,esaltando il rendimento degli animali, sarà possibile ridurregli eventuali effetti inquinanti legati all'utilizzazione dei reflui zootecnici(Matassino et al., 1991).
E' da ritenere che la variazione nei valori di alcune variabili climatiche(ad esempio, la temperatura) prevista fino al 2050 comporterà unimmensa modificazione di tutto il sistema di vita sul pianeta terra. Gliecologi ritengono che in natura vi sia una relazione diretta fra l'estensionedi un 'habitat' e il numero di specie presenti o che possono viverein tale 'habitat'. Su questo concetto si basa la 'teoria dell'equilibriodella biogeografia insulare' (McArtur e Wilson, 1967) proposta per laprima volta per spiegare la variazione nel numero di specie sulle isole(Islanda) ed estesa, ora, ad altri ecosistemi. Il futuro del pianetaterra sarà il risultato delle modalità con cui l'uomo plasmeràe gestirà il quotidiano oggi.
Si ritiene che l'agroecosistema potrà essere, nel medio-lungoperiodo, uno dei maggiori settori produttivi di applicazione di biotecnicheinnovative (BI) e ciò nel pieno concetto di una agricoltura'ecocompatibile' o 'sostenibile'. E' noto che questo nuovo futuroorizzonte dell'attività agricola si fa coincidere con una produzionerispettosa delle risorse disponibili e dell'ambiente. Logicamente, l'approcciobiotecnologico non potrà che essere variegato e peculiare degli innumerevolimicroambienti di cui è costituito il pianeta terra (Matassino,1997b).
Non sembri una contraddizione, ma, grazie all'uso di BI, saràpossibile affrontare e risolvere la complessa problematica della tuteladella biodiversità connessa alla salvaguardia e alla moltiplicazionedel germoplasma in via di estinzione. Forti sono oggi l'attenzione e l'operositàdella FAO nei confronti di queste problematiche per i loro riflessi siasulle possibilità di sviluppo di vaste aree depresse socio-economicamentesia per ridurre fortemente i fenomeni di desertificazione connessi, fral'altro, a un pericoloso trend di riduzione della biodiversità.Non è e non sarà possibile alcun progresso nell'uso di BIai fini produttivistici se continuasse la tedenza attuale di perdita dibiodiversità (Matassino et al, 1993b e Matassino,1997b).
Considerando specificamente il comparto 'agro-alimentare' (Matassino,1997b), si può rilevare che attualmente l'introduzione diBI è stata inferiore a quella ipotizzata alla fine degli anni '80.Questo rallentamento può essere attribuito:
(a) in parte alla tradizionale tendenza a un certo sano 'protezionismo'dell'esistente e/o dell'uso di processi produttivi 'antichi' fortemente consolidati
(b) in parte a una legislazione ovviamente 'precauzionale'da parte dei Paesi, con un livello di sviluppo socio-economico elevato;infatti, questo comportamento trova una sua logica giustificazione nellanecessità di dover controllare l'intera catena (dal produttoreal consumatore) di un prodotto ottenuto con l'uso di BI e destinatoall'alimentazione umana e/o animale.
Questa tendenza 'restrittiva' sta gradatamente diminuendo, maciò non deve indurre a pensare che si possa fare a meno dell'attuazionedi certi controlli su prodotti destinati all'alimentazione umana e/o animale.
Con l'avanzare delle conoscenze sui meravigliosi meccanismi fondamentaliche regolano la vita, specialmente a livello di 'fisiologia' delgene, si potranno individuare nuovi processi produttivi e/o nuovi prodottiutili a soddisfare le dinamiche esigenze dell'uomo considerato entro lasua categoria demografica.
Il concetto di sostenibilità o di sviluppo sostenibile viene ritenuto'vago, ambiguo, sfuocato e sfuggente' (Pearce et al., 1989).Diversi sono i criteri per definire, sotto l'aspetto operativo, la sostenibilitàdi determinati interventi (Boulding, 1968; Passet, 1979; Archibugi e Nijkamp,1989; Daly e Cobb, 1990; Nijkamp, 1990 e 1994; Costanza, 1991a eb; Pearce, 1991).
D'accordo con Prestamburgo (1998), il confronto e l'interazione tra uomoe risorse naturali si estrinsecano nell'evoluzione del paesaggio agrarioe forestale (agroecosistema) quale risultato dell'effetto dell'azionedell'uomo sul paesaggio 'naturale' nel dinamico perseguimento difinalità di attività produttive. Continua deve essere la ricercadi un equilibrio armonico tra le 'forze umane' e 'quelle naturali'.
Il binomio 'futuro del cosmo-futuro dell'uomo' sarà semprepiú inscindibile. L'evoluzione sia del cosmo (quindi del pianetaterra) che socio-culturale dell'uomo può essere interpretata comeun fine intrinseco dello sviluppo dell'universo. Questa interpretazionenon vuole essere una maniera diversa di contrapposizione all'evoluzionismodarwiniano; essa è piú interessante della mera memoria dell'evoluzionismobiologico. Infatti, l'evoluzionismo del cosmo e del pianeta terra sonoin parallelo a quello antropico. L'uomo è una componente,fondamentale, del sistema. Egli è l'artefice 'principe'del cambiamento. L'avvenire dell'uomo è fortemente legato a quellodel cosmo. La capacità al costruttivismo sia dell'uomoche degli altri esseri viventi è la 'chiave di volta'per un armonico e sano evoluzionismo del pianeta terra e del cosmo, quindidell'uomo. Pertanto, da una concezione statica si passa a una dinamica grazieall'attività di propulsione dell'uomo; attività che deve concretizzarsinel ruolo di protagonista serio e consapevole del suo operato (Matassino,1997a).
La conflittualità, specialmente su base ideologica, è statasempre foriera di eventi catastrofici; viceversa il dialogo e l'integrazionesono le condizioni necessarie, anche in biologia, per esaltare la 'capacitàal costruttivismo' di una biocenosi di cui l'uomo è parte integrantein qualità di 'curatore e amministratore sensibile ai messaggie alle istanze che gli provengono dalla natura stessa per favorirla nelmantenimento di un equilibrio dinamico'. Probabilmente, un domani piúo meno prossimo, la metrologia del quotidiano, intesa come valutazionedella vita quotidiana dello stato della propria salute e di quella dell'ambientein cui un essere vivente è inserito, fornirà una vastagamma di elementi utili per un miglioramento della vita dell'uomo e deglistrumenti produttivi sempre piú ecocompatibili (Matassino, 1992d).
La problematica connessa al rapporto fra conservazione dell'agroecosistema'naturale' e gestione dell'agroecosistema 'culturale' (antropico)deve innescare processi comportamentali antropici tendenti a unire e a integraregli interventi, piú che a dividerli, al fine di perseguire il raggiungimentodi obiettivi comuni; obiettivi che non possono essere racchiusi in una meravisione teleonomica monodiana della vita sul pianeta terra, né inuna semplicistica visione teleologica del cosmo che figurativamente èidentificabile con un vero e proprio caleidoscopio di realtàe di organizzazione.
Un pericolo incombente è che questa attenzione 'dovuta'possa facilmente sfociare in prospettive ideologiche (Matassino, 1992b).L'ideologia nella sua coniatura da parte del filosofo francese A.L.C. Destuttde Tracy, è un progetto di pensiero, elaborato a tavolino, al finedi spiegare e di chiarire fatti reali e di modificarli secondo un tracciatoritenuto razionale. Da qui l'aggettivazione scientifica della ragione ela pretesa di oggettività e di verità inconfutabili, con conseguentedisprezzo per la realtà quando questa non collima con la propriateoria o tesi.
E' noto che pléroma significa 'pienezza dell'essere'.Estendendo questo significato alla nostra problematica, possiamo direche esso si concretizza nell'organizzare le componenti un agroecosistemain modo che a ognuna viene attribuito il suo valore reale e possibile inun armonico rapporto di globalità. L'attribuzione, di cui sopra,comporta automaticamente uno sviluppo di priorità. Entro questo sviluppoè da annoverare la soluzione concernente l'etica ambientale ('environmentalethics'). Questa soluzione, stante al pléroma, deve trovareun inserimento 'armonico' in una concezione globale del sistema 'natura'.Pertanto, non è corretto, in linea di principio, affidare la soluzionedel problema a una nuova scienza identificabile con quella 'ecologica'.Da ciò scaturisce che non può essere solo l'ecologo a individuaree a proporre soluzioni che inglobano la sfera della bioetica (Matassino,1997c).
Si ricorda che Haeckel, nel coniare il termine 'ecologia' ha intesolo studio dei rapporti complessivi tra organismi o gruppi di organismi eil loro ambiente naturale, organico, fisico e inorganico, specialmente perquanto concerne i rapporti 'affabili' o 'avversi'.
Non essendo chiaro il vero concetto di 'natura', forse non èerrato rifarsi a Eraclito: 'la natura ama nascondersi'; pertanto,essa ha un carattere 'enigmatico' o di 'nascondimento'; eppure,apparentemente, essa non ci nasconde alcuna cosa. Tuttavia, la natura rappresentaper noi il problema piú inquietante, se non il primo; problema chenon può essere sottovalutato anche se Goethe dice 'anche ciòche vi è di piú innaturale appartiene alla natura'. Aldi là di qualsiasi 'riduzionismo scientifico' o 'semplificazionefilosofica', l'asserzione agostiniana ('factus sum mihi magna quaestio')conserva tutta la sua valenza nel pensare che quello della natura èun problema di non semplice soluzione. Si può ritenere che esisteun rapporto primigenio tra uomo e natura; rapporto che li 'coinvolge'reciprocamente, ma, per quanto ci riguarda, con un'attribuzione ontologicaprivilegiata all'uomo, se non di carattere 'numinoso'.Questa visione è ampiamente giustificata anche dall'abissaledifferenza tra la vita dei viventi secondo la 'natura' e la vitadei viventi secondo la 'natura umana'; la seconda ha la capacitàe il dovere di individuare, nello spirito del pléroma, la soluzionemigliore del rapporto 'uomo-natura', in quanto l'uomo è portatoredi una scienza 'antica': la sapienza. Operando con sapienza, l'uomopuò distinguere, sulla base della concezione hegeliana, una'natura in sé' da una 'natura per noi', conscio chela prima non potrà mai essere totalmente inglobata nella seconda,se mai è la 'natura per noi' che, se non gestita con lungimiranzae con 'amore' può ritornare alla 'natura per sé'.Indubbiamente, quest'ultima ha avuto un grande ruolo esigni ficato vitaleper i nostri antichissimi antenati. Sarebbe illusorio da parte dell'uomotrasferire 'sic et simpliciter' le acquisizioni proprie della 'naturaper noi' alla 'natura in sé' (Matassino, 1997c).
Molti sono gli esempi del raggiungimento di una stabilità 'ecologica'pari, se non superiore, a quella naturale grazie all'attivitàagricola; l'assenza di quest'ultima provoca catostrofi ecologiche. In altreparole, l'intervento antropico è in grado di trasformare un paesaggionaturale degradato in uno coltivato fortemente stabile, quindi privodi 'labilità' ecologica. L'importante è che siano rispettatealcune esigenze fondamentali nell'utilizzazione del suolo per fini produttivi.Nel gestire correttamente un territorio destinato all'attività agricola,l'uomo deve organizzare sistematicamenete il suo rapporto con la naturasulla base della sua esperienza; questo rapporto è stato, èe sarà sempre dinamico e innovativo nel tempo e nello spazio. Questadinamicità è legata al determinismo 'intelligente' dell'uomo,che lo distingue profondamente dal determinismo 'genetico' propriodegli altri animali; infatti, quest'ultimi sono caratterizzati da un modellocomportamentale quasi invariante nel tempo e nello spazio, quindi totalmenteripetitivo. Indubbiamente, il rapporto 'uomo-natura' può esserecosiderato del tipo 'odio-amore': piú l'uomo gestisce la natura,piú la conosce, ma piú questa evidenzia la sua imprevedibilitàe/o la sua contrapposizione; pertanto, possiamo ritenere che questo rapportodalle origini nebulose rimarrà sempre conflittuale, entro certi limiti,ma aperto continuamente a nuove e dinamiche soluzioni (Matassino, 1997c).
Sulla base delle precedenti considerazioni scaturiscono nuove riflessioni(Matassino, 1997c):
(a) vi è correttezza comportamentale nei confronti dellanatura nel considerare un agroecosistema solamente ai fini di ottenere ilmassimo di efficienza produttiva?
(b) lo 'sfruttamento di rapina' è conforme a unrapporto collaborativo fra uomo e natura?
(c) la competizione economica fra imprese e/o fra territori dovràcondizionare illimitatamente il rapporto fra 'agroecosistema culturale'e 'agroecosistema naturale'?
(d) i 'microagroecosistemi culturali' avranno ancora dirittodi 'cittadinanza' , potendo svolgere un ruolo insostituibile nelmantenere e migliorare la stabilità ecologica di vaste superficiorograficamente 'impervie' e/o difficili?
(e) i 'microagroecosistemi culturali' sono da considerareil migliore antitodo per prevenire le catastrofi cosiddette 'naturali',essendo caratterizzati da un rapporto ecologicamente ottimale con ilterritorio ove sono siti?
Le domande potrebbero continuare forse all'infinito, essendo molto complessoe non sempre programmabile il risultato del rapporto 'uomo-natura'; tuttavia,la risposta non potrà che essere operativamente variegata in relazionealla caleidoscopica realtà dell'agroecosistema culturale, purchéci si prefigga il conseguimento di un corretto equilibrio fra le esigenzeantropiche e quelle della natura, di cui-d'altronde- -l'uomo è unacomponente alla quale sono state demandate funzioni di gestire la naturanello spirito agostiniano. La problematica connessa al rapporto fra conservazionedell'ecosistema 'naturale' e gestione dell'ecosistema 'culturale'riveste un'importanza probabilmente non ancora individuata nella suatotale entità, che deve condurre a tracciare un percorso dinamico,ma fortemente teleologico (Matassino, 1997c).
La corretta gestione degli agroecosistemi, attraverso l'ottimizzazionedell'uso delle risorse autoctone, deve condurre a individuare opportunimodelli di agricoltura sostenibile. Quasi certamente, questi nuovi modellicontrasteranno totalmente con quelli oggi seguiti nei paesi industrializzati.Infatti, il concetto di agricoltura sostenibile si basa su una forte integrazionedei sistemi di produzione agricola: riciclaggio integrale dei sottoprodotti;reinserimento dell'allevamento degli animali in produzione zootecnica; integrazionefra attività produttive e protezione ambientale all'interno di un'parco'; razionalizzazione delle produzioni; tipicità geograficadei prodotti di origine animale e vegetale; qualità totale, ove lasanità di un alimento è da considerare un vero e proprio prerequisito(figura 3). Un corretto uso del territorio, quindi, non è altro cheil razionale trasferimento operativo da parte dell'uomo dei principi cheregolano la vita dei vari microagroecosistemi (Matassino, 1997c).
La diversità dei futuri processi di sviluppo, delle risorsedisponibili e delle peculiarità delle diverse aree influenzeràla produzione, l'offerta e gli scambi. A causa di questa diversità,le sfide che si delineano per la ricerca e per l'organizzazione politico-produttivasono correlativamente difformi, ma con una tendenza verso una internazionalizzazionedegli approcci e delle acquisizioni.
E' innegabile che l'attività zootecnica è un interventosulla natura in quanto modifica alcune caratteristiche dell'ambiente nelquale essa viene realizzata. Tali modifiche, però, normalmentecontribuiscono positivamente al governo dell'ecosistema interessato e allaconservazione delle risorse naturali. Indubbiamente, in determinate realtàsarà necessario individuare il giusto equilibrio fra attivitàproduttiva e tutela ambientale e assetto sociale. Tutto ciò avràeffetto sui costi per l'ottenimento dei prodottti di origine animale e sullaqualità di questi prodotti. La tecnologia alimentare, infatti, dovràsempre piú tener conto dei continui cambiamenti a livello della produzione,della trasformazione e della distribuzione dei prodotti alimentari, nonchédei mutamenti socio-economici, di nuove abitudini alimentari e di una diversasensibilità da parte del consumatore agli aspetti igienico-sanitari.In questo contesto, il germoplasma animale costituirà un tassellosempre piú importante nel cambiamento che interesserà l'agroecosistemaattuale, specialmente per ciò che concerne la necessitàdi ripristinare il piú ampio spettro possibile di differenziazionegenetica delle specie allevate al fine di poter attuare tutte quelle strategiefuture connesse al raggiungimento di traguardi dinamici, ma propri di unsistema produttivo sostenibile dal punto di vista ambientale (Matassino,1997c).
Il rapporto 'uomo-natura' non può sfuggire alle logicheevolutive del sistema socioeconomico. Queste logiche possono essereraggruppate in tre ampie 'categorie' (Prestamburgo, 1998):
(a) logica di crescita
(b) logica di sviluppo 'tout-court'
(c) logica di sviluppo sostenibile.
La logica di crescita è caratterizzata, prevalentemente,da un aumento quantitativo di beni e di servizi. Essa persegue una finalità:espansione indefinita delle attività antropiche nel convincimentodell''infinita' disponibilità di risorse e dell'insaziabilitàdei bisogni umani. Pertanto, questa logica ignora qualsiasi attuazione diiniziative per la salvaguardia delle risorse naturali.
La logica dello sviluppo si identifica con un sistema socio-economico,dinamico temporalmente e spazialmente, su base di una forte razionalizzazionedel sistema produttivo. Questa razionalizzazione deve concretizzarsi nell'evitaresia lo spreco di risorse che la sottoutilizzazione delle stesse.
La logica di sviluppo sostenibile è rappresentabiledalla figura 4 (Giaoutzi e Nijkamp, 1993). Essa incorpora tre 'dimensioni'(obiettivi) fondamentali che devono interagire fra di loro: economica,sociale ed ecologica. Il diagramma a triangolo equilaterovuole significare che i tre vertici (A, B e C) indicano la massimizzazionedi un solo obiettivo. Le diverse combinazioni all'interno del triangoloconsentono di realizzare soluzioni variabili, temporalmente e spazialmente,in una visione di ottimizzazione dinamica sistemica.
Pertanto, la sostenibilità consiste nell'armonizzare, in unequilibrio dinamico, le 'forze' eterogenee e conflittuali identificabilicon: l'efficienza, la crescita e la stabilità nella dimensioneeconomica; la povertà, l'equità intergenerazionale e la culturanella dimensione sociale; la biodiversità, la resilienza e l'inquinamentodelle risorse naturali nella dimensione ecologica.
Ai fini del miglioramento del HWS, specialmente nel lungo periodo, lalogica dello sviluppo sostenibile è da perseguire, purchési raggiungano accettabili livelli di armonizzazione fra le suddette tredimensioni.
La sostenibilità dell'agricoltura e dello sviluppo èun argomento 'esplosivo' ('explosive topic'), ma esso è divenutola parola 'chiave' in campo internazionale. Questa teoria viene sviluppatadal filosofo inglese John Lock nel Medioevo, per diventare la base dellosviluppo economico e culturale del mondo industrializzato negli ultimi trecentoanni (Boyazoglu, 1992). Diversa è la problematica nei PVS ove fortisono le disuguaglianze sociali. Tuttavia, gli effetti sulla degradazionedell'ambiente dell'incremento nell'uso delle fonti energetiche, ritenutenaturalmente illimitate, portano a rivedere profondamente sia alcune impostazionieconomiche sia alcuni stili di vita.
Parafrasando il rapporto di Brundtland, Boyazoglu (1992) definisce losviluppo sostenibile dell'agricoltura come "... uno sviluppo chedeve soddisfare le necessità del presente senza compromettere lacapacità delle generazioni future a soddisfare le proprie necessità".
Siamo in una fase storica caratterizzata da forti, profondi e repentinicambiamenti che accentuano le speranze e le angosce dell'umanità.Il rapido progresso nell'innovazione dei processi produttivi e nell' innovazionedei prodotti e il passaggio da una concezione piuttosto statica degli eventidella vita quotidiana a una fortemente dinamica sono forieri di grande fascinoe potenzialità ma, perché no, di problematiche nuove non privedi una componente determinante del cambiamento, quindi di gravi difficoltànell'adattamento di ciascuno di noi da considerare nella sua specifica dinamicitàdi pensiero e di idee. Questo dinamismo è foriero di proposizionedi numerosi problemi dalla cui soluzione dipenderà il tipo di societàche sarà presente oltre il '2000' . Numerose ricerche hannoampiamente evidenziato la grande variabilità di comportamento alimentarepresente nelle diverse aree geografiche del pianeta terra.
Il progresso scientifico nel settore della nutrizione dell'uomo haraggiunto traguardi molto interessanti, ma vi è la necessitàdi attuare una politica peculiare di ricerca, con particolare riguardo atemi che interessano il rapporto tra nutrizione e salute (interpretazionedei meccanismi biochimici) e la valutazione della qualità nutrizionaledegli alimenti in relazione a tutti i segmenti della filiera produttiva.Considerando l'obiettivo 'protezione e miglioramento' dello statodi salute del singolo cittadino, bisogna individuare una serie di modellinutrizionali, in relazione alla disponibilità degli alimenti, allecondizioni socio-culturali e alle abitudini alimentari dell'area geograficadi riferimento. Pertanto, l'imperativo futuro sarà 'sicurezzanella qualità totale' (Matassino et al., 1991).
Tenendo conto dell'incremento della presenza dell'anziano, comegià detto, la futura politica alimentare dovrà considerareprioritaria l'alimentazione di questa categoria. Pertanto, una miglioreconoscenza della gerospettroclinia e delle relazioni fra questa e gli alimentidi origine animale potrà contribuire notevolmente al prolungamentotemporale del livello ottimale dell'oscillazione delle funzioni bioperiodichenella loro attività fisica e tonica. E' noto (Matassino et al.,1991) che:
(a) l'invecchiamento, anche fisiologico, determina profonde modificazionidelle funzioni organiche, variabili temporalmente e quantitativamente inrelazione a fattori di natura genetica e ambientale
(b) normalmente, nell'anziano sono in atto patologie complesse,spesso asintomatiche, correlate a errori nutrizionali
(c) l'eterogeneità della popolazione anziana è notevolmentemarcata, per cui la standardizzazione assoluta dell'alimentazione in relazionealla classe di età non ha significato
(d) in gerontologia, è necessario personalizzare la diagnosie, conseguentemente, l'ingestione di nutrienti, in quanto la funzionalitàdell'apparato digerente e di tutti gli organi 'bersaglio' condizionala omeostasi metabolica del singolo ed è funzione di questa ingestione
(e) un'alimentazione errata (eccessi o carenze) accelera la senescenzae causa l'insorgenza di malattie 'età-dipendenti' (ad esempio,diabete mellito senile, osteoporosi, osteopatie, neoplasie, ecc.)
(f) la presenza di proteine nell'alimentazione dell'anziano èindispensabile, poiché può rallentare il fenomeno della senescenzasollecitato da fattori ambientali (interni ed esterni) e genetici e puòrendere reversibili danni metabolici anche in condizioni di bassa funzionalità
(g) specialmente nell'anziano, l'elevato valore biologico delleproteine animali favorisce la riattivazione delle funzioni vitali, tracui quelle del sistema nervoso centrale; questo sistema, operando la sintesidi neurotrasmettitori e di neuromodulatori, modula - fra l'altro - la sensazionedi fame e di sazietà e controlla l'omeostasi psico-neuroendocrino-immuno-metabolicache è responsabile del benessere psico-fisico dell'individuo.
Già Ippocrate diceva 'fa' che il cibo sia la tua medicina ela medicina sia il tuo cibo'.
La diversità di esigenze in nutrienti dell'uomo in relazionealla sua età e alla sua attività quotidiana, che si svolgein un determinato contesto microambientale, influenzerà sempredi piú la futura politica agroalimentare. Per quanto concerne glialimenti di origine animale, quindi la loro produzione, alcuni aspettifondamentali sono (Matassino et al., 1991; Matassino e Rossi,1997):
(a) l'elevato valore biologico delle proteine della carne e ilgiusto equilibrio fra gli aminoacidi essenziali rendono insostituibile l'usodi questa derrata nell'alimentazione umana; particolare ruolo nutrizionalerivestono gli aminoacidi a catena ramificata ('BCAA = Branched ChainAmino Acids') presenti in giusta proporzione nella carne
(b) la composizione chimica di un alimento non è in gradodi soddisfare 'in toto' le diversificate esigenze in nutrienti diun individuo
(c) l'allevatore dovrà essere messo in condizione di produrrealimenti capaci di ridurre la conflittualità delle 'controversienutrizionali'
(d) la possibilità di disporre di un grande numero di tipigenetici, autoctoni o 'culturali' ognuno adatto a una determinatanicchia ecologica e capace di raggiungere livelli ottimali quali-quantitatividelle proprie prestazioni; ciò consentirà di soddisfare l'enormevariabilità dell'ambiente di allevamento, della cultura, della tradizione,dell'organizzazione sociale e istituzionale, del livello economico e professionale,e del potenziale scientifico presente sul 'pianeta terra'
(e) le continue acquisizioni conoscitive dell'organizzazione edel funzionamento del genoma, con particolare riguardo alla topologia delDNA e dell'RNA, rendono possibile la manipolazione del materiale genetico,e, quindi, le innovazioni dei processi produttivi, quindi dei prodotti
(f) l'uso delle BI permetterà di produrre non solo di piúma quasi certamente a rendimenti crescenti per unità animale nell'unitàtemporale
(g) l'uso delle BI influenzerà l'organizzazione produttivaanimale specialmente per quanto concerne:
(i) il miglioramento genetico, con particolare riguardo alla compatibilitàfra 'tempo genetico' e 'tempo economico'
(ii) la gestione delle risorse alimentari esistenti e future ottenibilicon l'uso di BI applicabili negli altri settori produttivi specifici
(iii) la collocazione geografica delle attività di allevamentodegli animali in produzione zootecnica specialmente per quanto concerneil dualismo 'allevamento intensivo' o 'allevamento estensivo'e l'utilizzazione delle risorse alimentari delle regioni cosiddette'difficili'
(iv) la strutturistica dell'unità produttiva zootecnicae la dinamica dell'impresa zootecnica
(v) le strategie di produzioni di qualità, attesa la semprecrescente domanda del consumatore di un prodotto nutrizionistico in un contestoculturale tanto diversificato regionalmente sul pianeta terra
(vi) il ruolo e la funzione dell'imprenditore zootecnico che deveessere capace di percepire e di attuare i modelli di produzione suggeriti;a loro volta questi modelli devono essere tali da adeguarsi pienamente alladinamica e alle differenti realtà produttive per una meno erratagestione delle risorse genetiche animali e vegetali indigeni, idriche edel suolo; il tutto in un contesto armonico capace di conciliare gli aspettigenerali e specifici (tra questi, quelli sanitari)
(h) l'uso delle BI consentirà, a esempio, di modificare,anche profondamente, la composizione del latte; tenendo conto della diversadestinazione nell'utilizzazione del latte (consumo diretto, trasformazionecasearia, frazionamento industriale, ecc.) e delle mete nutrizionali, nonè piú sufficiente conoscere del latte: (i) il suo contenutoproteico totale, ma occorre sapere il valore delle proteine e, possibilmente,la loro qualità e quantità
(ii) il suo contenuto lipidico totale, ma è necessariodeterminare la composizione in acidi grassi, considerata l'enorme importanzache riveste il rapporto acidi grassi saturi/acidi grassi insaturi ai fininutrizionali.
Alcune BI sono già una realtà e non presentano problemiparticolari per il loro uso; altre, implicanti modificazioni profonde dell'organizzazionedel sistema biologico, sono ancora in fase di studio e sono oggetto di sperimentazione,ma si ritiene che nel giro di pochi anni potranno diventare operative. Oggi,grazie alla tecnica dell'ingegneria genetica, è possibile manipolare,a volontà, il DNA nel senso che esso può essere frantumato,modificato, ricostituito e prodotto in un numero infinito di copie giungendo,quindi, alla cosiddetta 'clonazione dei geni'. Per effetto di questamanipolazione, il corrispondente RNA è in grado di sintetizzare molecoleproteiche dalla composizione desiderata.
Per un approfondimento sull'uso di BI nel settore delle produzioni animalisi rinvia a: Matassino (1988a e b, 1989, 1990); Chupin (1992); Madan(19 93); Matassino et al. (1993a); Zicarelli et al. (1993 e1996); Matassino e Cappuccio (1995 e 1997); Polge (1995); Seren e Bacci(1995); Russo et al. (1996); INRA (1998).
La transgenia (Matassino e Rossi, 1997) racchiude in séun potenziale ancora tutto da scoprire in quanto essa può modificareprofondamente il sistema produttivo zootecnico analogamente a quanto siha nel settore vegetale. Numerosi problemi devono essere risolti tra cui,segnatamente si ricordano: la casuale integrazione del DNA esogeno nel DNAdell'ospite che, in taluni casi, determina: fenomeni di mutagenesi inserzionale,modificazioni della fisiologia e morfologia dei transgeni in seguito all'espressionedei geni in distretti cellulari in cui ciò normalmente non avviene,ecc.. Questi incontrollabili eventi costituiscono barriere all'applicazionedell'ingegneria genetica nell'allevamento animale. La notevole importanzascientifica ed economica degli animali domestici 'transgenici' èrecepita ormai da un numero sempre crescente di studiosi, ricercatori eoperatori e costituirà una spinta innovativa verso un nuovo mododi concepire il miglioramento genetico degli animali in produzione zootecnicaalle soglie del XXI secolo. Nelle specie in produzione zootecnica lo scambiointerspecie modificherà in futuro il profilo quanti-qualitativo delleproduzioni animali. Al momento, i problemi che si pongono al ricercatoresono quelli della scelta di geni utili, del loro isolamento, della loroeventuale modifica e del controllo della loro espressione negli animalitransgenici. Indubbiamente la possibilità di ottenere individui connuove combinazioni geniche consente di disporre di animali non presentiin natura per una serie di barriere non superabili attraverso la via riproduttiva'naturale'. Un esempio estremo è quello della 'costruzione'di piante transgeniche che hanno incorporato nel loro patrimonio geneticoi geni di pesci viventi in acque artiche o antartiche.
Per un approfondimento di alcune problematiche e di alcuni risultatioperativi si rinvia a: Land e Wilmut (1987), Matassino (1988a), Bremel(1993), Bleck et al. (1995), Lavitrano et al. (1995) Velanderet al. (1997); Matassino (1997b e 1998).
La clonazione ha suscitato nel mondo scientifico e operativo notevoleinteresse in quanto potrebbe costituire una strategia per raggiungere conmaggiore velocità determinati obiettivi genetici e operativi da partedelle imprese zootecniche. La produzione di animali identici (Matassino,1996d e 1998) di elevato valore genetico porterebbe a un progressogenetico maggiore rispetto a quello ottenibile, ad esempio, con la solainseminazione strumentale, come può rilevarsi dallo schema seguenteriguardante i bovini da latte:
biotecnica progresso genetico
solo inseminazione strumentale (IS) 100
IS + predeterminazione del sesso (PS) 115
IS + trasferimento embrionale (TE) 134
IS + PS + TE 149
IS + trasferimento nucleare (TN) 159
IS + PS + TN 174
I risultati ottenibili porterebbero a innovazioni di processo e di prodottoper il miglioramento quali-quantitativo delle produzioni animali, contribuendoa fornire alle imprese zootecniche interessanti strumenti operativi capacidi aumentare il loro grado di competitività (Matassino, 1988ae b).
Altre considerazioni, quali una previsione meno errata dei costi di produzionee dei controlli delle prestazioni riproduttive e produttive, dovute alladottrinale uniformità genetica degli individui clonati entro la lineadi produzione, potrebbero costituire un ulteriore incentivo a investirefondi per ottimizzare questa biotecnica innovativa (Matassino e Cappuccio1995, Matassino, 1996d).
L'impiego del TN, come biotecnica per la tutela e per la moltiplicazionedei tipi genetici in via di estinzione o di popolazioni a limitata diffusione,risulta estremamente importante, se non irrinunciabile. Probabilmente,la clonazione sarà, almeno per diversi anni, la strategia da svilupparee da impiegare per l'utilizzazione del potenziale produttivo delle risorsegenetiche autoctone animali ai fini, anche, dell'ottenimento di alimentiper l'uomo in grado di contribuire, non secondariamente, alla soluzionedella complessa problematica delle controversie nutrizionali; problematicache sarà sempre piú attuale con la variazione in atto e futuradella struttura demografica umana (Matassino, 1996d). La disponibilitàdi cloni geneticamente identici permetterà di studiare gli effettidi una vasta gamma di fattori ambientali sulle prestazioni riproduttivee produttive degli animali in produzione zootecnica e, quindi, di suggerireagli imprenditori zootecnici soluzioni ottimali in relazione a differentimicroambienti di allevamento.
Le cellule coltivate da trasferire in citoplasti possono essere utilizzateper produrre soggetti transgenici che, a loro volta, potranno essere clonati.Questa linea operativa potrà svolgere un ruolo importante per laproduzione sia di organi da trapiantare sia di molecole di elevato valorebiologico per l'uomo. Una grande disponibilità di cellule embrionalistaminali (embryonic stem, ES) costituisce una naturale opportunitàper modificare alcune funzioni genetiche degli animali in produzione zootecnicaal fine di aumentare il livello produttivo di questi ultimi. Se la ricercadovesse evidenziare l'assenza di effetti negativi sulla durata della vitariproduttiva e produttiva di cloni nati da cellule somatiche differenziatedi soggetti dalle prestazioni note, sarà possibile incrementare lareplicazione dei soggetti piú produttivi. Un clone, cosícome oggi viene prodotto, non è il frutto di una manipolazione genetica.
Con il procedere delle conoscenze, si stanno rilevando profonde differenzecomportamentali biologiche fra le specie studiate, per cui non si puòaprioristicamente supporre che i risultati ottenuti in una specie sianotrasferibili 'tout cour' a un'altra specie (Matassino, 1998).
Fra i tanti, qualche interrogativo sorto (Matassino,1998) con l'ottenimentodel 'clone' ovino 'Dolly' (Wilmut et al., 1997)per trasferimento di una cellula somatica (dal fenotipo ignoto) diuna pecora dell'età di 6 anni può essere sintetizzato comesegue:
(a) si potranno avere differenze nell'ottenimento di cloni inrelazione al sesso del donatore?
(b) l'età del/la 'donatore/trice' potrà influenzarel'attesa di vita di un clone?
(c) in che misura il genoma svolge un ruolo di programma e/o di'archivio d'informazioni'? pertanto, il genoma svolge solo un ruolodi 'interprete' del programma o anche di 'operatore'? come questedue funzioni vengono armonizzate?
(d) il 'testamento' o il 'passato' o la 'memoria'di una cellula somatica ha significato biologico se essa si evolveràin un nuovo individuo?
(e) quale ruolo può giocare l'apoptosi o morte programmatadi una cellula?
In definitiva, la clonazione può essere considerata una BI davalutare positivamente nelle produzioni animali, purché essa costituiscauno strumento da utilizzare e da gestire correttamente per raggiungere chiariobiettivi utili per un futuro sempre piú a misura d'uomo.
L'uso razionale e oculato di BI nei PVS potrà risolvere moltiproblemi alimentari peculiari, anche se è indispensabile stabilireforti integrazioni con i centri di ricerca dei PS, in quanto forte èil divario fra i secondi e i primi (Eicher, 1990; Cundiff et al.,1993; Ehui e Shapiro, 1995; Franklin, 1996; Wagner e Hammond, 1997b).Le BI, a esempio la transgenia, contribuiranno sempre piú alla produzionedi molecole di elevato valore biologico e terapeutico (Matassino, 1998)e ad aumentare l'efficienza produttiva degli animali al pascolo, specialmentenella prospettiva di un forte incremento di questo sistema di allevamento(Wagner e Hammond, 1997b).
Per ulteriori approfondimenti si rinvia a Matassino (1988a, 1989),Matassino e Cappuccio (1995 e 1997), Seidel (1995), Campbell et al.(1996); Loi et al. (1996 e 1997), Boyazoglu (1997), Dulbecco (1997),Mirsky e Rennie (1997).
Tra i grandi problemi che stanno emergendo, indubbiamente quelli propridei nuovi assetti della comunità di uomini legati all'individuazionee all'utilizzazione delle BI e al ruolo determinante che queste svolgeranno,meritano sempre piú un'attenzione e un interesse non piú epidermici.Infatti, il futuro dei nuovi equilibri, che caratterizzeranno la societàdel divenire, sarà sempre piú influenzato dall'uso delle BIal fine di risolvere la poliedrica e caleidoscopica realtà in cuil'essere vivente, compreso l'uomo, è inserito. In effetti, le BIvanno considerate come la condizione necessaria, specialmente nel lungoperiodo, per qualsiasi processo di sviluppo economico generale e specifico(Matassino, 1988a). Tuttavia, la ricerca biotecnologica potràincontrare alcune limitazioni etiche, dettate dai nuovi rapporti che verrannodefiniti tra l'uomo e l'animale (Van der Zijpp et al., 1993).
Saranno individuate nuove strategie che consentiranno di accrescere laredditività dell'impresa attraverso la riduzione dell'impiego deifattori estrinseci della produzione e di ottenere prodotti piú salubri.Tutto ciò sarà sicuramente realizzato nell'ottica della emergentesensibilità ai problemi della salvaguardia dell'ambiente. Nel contestodi queste innovazioni, l'uomo è chiamato a prendere una serie diprovvedimenti concreti che si ripercuoteranno ineluttabilmente sull'attualeorganizzazione della nostra vita economica, sociale e culturale e sulleprogettualità future. Questi provvedimenti dovranno costituire labase di un nuovo quadro di priorità di interessi connessi alle interrelazionipresenti in una Comunità di uomini. La conservazione del 'presente'culturale, nell'accezione piú ampia, dovrà assurgere aelemento primario considerata la notevole entità di valori eticiancora presenti e di risorse incontaminate che potranno svolgere un ruoloinsostituibile per un nuovo assetto dell'agroecosistema (Matassino, 1992b;Wagner e Hammond, 1997a e b).
Fra l'altro, la priorità dovrà riguardare (Matassino, 1992b).
(a) la rivitalizzazione delle economie 'tradizionali'
(b) l'inversione delle uscite di risorse
(c) il blocco della distruzione delle risorse genetiche animalie vegetali autoctone, allo scopo di mantenere elevato il 'carico genetico'e la variabilità genetica; strumenti 'principe', questi,utilizzati dalla natura per aumentare negli esseri viventi la loro 'capacitàal costruttivismo' al mutare delle condizioni ambientali, mediante ilsorgere di una moltitudine di 'nicchie ecologiche' aperte
(d) la modificazione dei modelli attuali di produzione e di consumoallo scopo di ridurre il loro contributo al deterioramento dell'ambientee di raggiungere nuovi equilibri fra ambiente e sviluppo 'sostenibile'
(e) il cambiamento di quegli stili di vita che costituiscono 'fattoridi rischio' per la sicurezza di un agroecosistema 'culturale'
(f) l'assunzione di responsabilità per un cambiamento culturalenella valutazione dei valori della vita da parte della scuola, degli organidi comunicazione, dei politici e di quanti hanno funzione di motori di cambiamento.
Pertanto, lo sviluppo piú 'sostenibile' è quello incui le innovazioni tecniche e biotecniche siano inglobate e incorporatenei sistemi produttivi, sociali e culturali esistenti, senza determinarela sostituzione di questi. Cosí operando, è possibiledare nuovo impulso all'economia locale e allo sviluppo sostenibile in armoniacon una condizione ottimale di utilizzazione delle risorse autoctone.Coniugando la capacità realizzatrice e l'uso di tecniche e biotecnicheinnovative a sfondo ambientalistico, si contribuirebbe tangibilmente all'aumentodella produttività nell'ambito della sostenibilità delle risorseautoctone. Questo modello può interessare, a esempio, le produzionianimali e vegetali, la produzione di energia rinnovabile, il controllo dell'inquinamento,il rendimento dell'energia 'nativa', ecc. (Boyazoglu, 1992; Matassino,1992b).
La rivoluzione culturale in corso, nella visione e nella gestionedel territorio, costituirà l'avvenimento piú importante, inun approccio storico, di questo millennio che volge alla fine. Questocambiamento interesserà tutti i diversi momenti della vita di unacomunità di uomini e, probabilmente, sarà la grande 'novità'dell'imminente inizio del 3. millennio. Il realizzarsi di questa interdipendenzafra ambiente e sviluppo sostenibile comporterà profondi mutamentidell'ordine politico, legislativo, sociale, economico, istituzionale, tecnologico,ecc.. Indubbiamente, il tutto si realizzerà gradatamente: 'naturanon facit saltus'; in piú, l'inerzia è una forza formidabiledi qualsiasi attività umana, specialmente se organizzata. L'importanteè essere convinti di questo futuro diverso da quello ipotizzabilequalche decennio fa. Futuro che potrebbe, in ultima analisi, essereforiero anche di piú opportunità e di piú benefici;esso è 'nelle nostre mani'. Gli obiettivi sono, infatti, abbastanzadelineati sia nel campo animale, sia in quello vegetale che in quello dellatrasformazione con lo scopo di produrre, a basso tasso d'inquinamento, ciboabbondante e di qualità (Matassino, 1992b).
La politica agro-alimentare di ciascun Paese dovrà uniformarsia quanto concordato con l'Uruguay Round: l'obiettivo a lungo termineè di pervenire, in un determinato periodo di tempo concordato a unariduzione progressiva e sostanziale dei sostegni e della protezione dell'agricoltura,in modo da ridurre le restrizioni e le distorsioni del commercio agricolomondiale.
Le tre dichiarazioni: UE-Cork (Irlanda), FAO-Roma (Italia) e INRA-Strasbourg(Francia), del novembre 1996, evidenziano una strategia comune per la futurapolitica agro-alimentare. Sinteticamente, possiamo ricordare:
(a) garantire un ambiente politico, sociale ed economico, finalizzatoa ottenere le migliori condizioni per ridurre la povertà e per unapace durevole, basato sulla piena ed equa partecipazione di donne e di uomini,e a raggiungere la sicurezza alimentare sostenibile per tutti
(b) applicare politiche mirate a ridurre la povertà e amigliorare l'accesso di tutti, sempre, a un'alimentazione sufficiente,nutrizionalmente adeguata e sana (c) prevenire le situazioni di crisie cercare di soddisfare l'esigenza alimentare transitoria e di emergenzacon modalità che incoraggino la ripresa, lo sviluppo nonchéla capacità di appagare i futuri bisogni
(d) perseguire politiche per uno sviluppo alimentare e ruralesostenibile (sustainable agricultural and rural development; SARD)che incoraggino il costituirsi di riserve alimentari adeguate e affidabilia livello domestico, nazionale, regionale e globale; è indispensabilefacilitare l'accesso all'innovazione; bisogna rafforzare la cooperazionecon tutti i paesi ove esistono problemi di malnutrizione e contribuire asviluppare il loro sistema di ricerca
(e) assicurare che il commercio dei beni alimentari e le politichecommerciali complessive tendano a fornire la sicurezza alimentare
(f) promuovere appropriati investimenti che incoraggino la capacitàproduttiva sostenibile dei sistemi alimentari e lo sviluppo delle risorseumane e rurali; trattasi dell'impegno a ottimizzare l'utilizzazione dellerisorse disponibili, con particolare enfasi a preservare e a valorizzarela diversità delle specificità geografiche, biotiche e culturali
(g) sostenere la cooperazione fra la comunità locale (produttori)e la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti sia alimentariche non al fine di favorire, cosí, l'aumento di occasioni di lavoro,quindi di reddito; particolare enfasi dovrà assumere la ricerca dellequalità nutrizionali degli alimenti per l'uomo e per l'animale inproduzione zootecnica; la sicurezza dell''alimento è un imperativoassoluto; l'etichettatura in chiave nutrizionale è indispensabile
(h) l'uso delle biotecnologie nell'agricoltura e nel processodi trasformazione dell'alimento va incentivato al fine di un miglioramentodell'ambiente del vivente e di una conoscenza dei fenomeni biologici finalizzatiall'innovazione di processo e di prodotto; la ricerca deve contribuire fortementealla scelta di BI sulla base sia dei benefici per l'uomo e per l'animaleallevato che dei rischi potenziali conseguenti al loro uso; ampi devonoessere l'informazione e il dialogo con il consumatore
(i) rafforzare il ruolo dell'attività indipendente delricercatore che permanentemente è tenuto a confontrarsi con i probleminutrizionali e della sanità pubblica della comunità umana.
Quanto ora esplicitato porta a una profonda riflessione sul rapportouomo/risorse. Si ritiene che le risorse debbano essere considerate beni'funzionali' alle esigenze dell'uomo quindi al crescente HWS, consideratoindividualmente e collettivamente.
Il modello di vita non può prescindere dallo sviluppo socio-economico.Questo, grazie all'uso di tecniche e biotecniche innovative, puòdeterminare una forte rivisitazione delle aree destinate alle produzioniagricole primarie, con possibilità di liberare ampie superfici dadedicare a usi non strettamente agricoli (parchi, ecc.).
La distribuzione della risorsa 'suolo' fra i vari usisarà sempre piú funzione della globalizzazione dell'economia.
Per quanto concerne l''utilizzazione dell'animale, Zucchi (1998) distingueuna 'utilità oggettiva' e una 'utilità soggettiva'.La prima è riferibile ai prodotti ottenibili dall'animale(carne, latte, pelle, lavoro, uova, ecc.) e ha un valore prioritario decrescentecon l''''''''''aumentare del grado di soddisfazione dei bisogni del consumatore;bisogni che tendono a ridursi con il cambiamento degli stili di vita determinatodallo sviluppo socio-economico. La seconda è connessa al significatoculturale che l'uomo attribuisce al rapporto con l'animale. Nella societàaffamata prevale 'l'utilità oggettiva', in quella opulenta èpiú appariscente 'l'utilità soggettiva'. Indubbiamente,per soddisfare le esigenze primarie alimentari, specialmente quelle proteichedi origine animale, nella società affamata bisognerà ricorrerefortemente a modalità produttive intensive razionali. Grazie all'intensificarsidel trasferimento operativo, specialmente a opera dell'Organizzazioni degliallevatori, dei risultati delle ricerche nel campo della genetica, dell'alimentazionee del management, nei PS si è avuto un notevole incrementodelle produzioni animali e dell'incidenza dei sistemi intensivi di allevamento(Nardone e Gibon, 1997).
Oggi, sempre nei PS, si stima che circa il 75% di tutte le proteine diorigine animale sia prodotto da sistemi intensivi. Ciò vieneritenutouna situazione pericolosamente sbilanciata (Boyazoglu, 1998). Nei PVS lasuddetta incidenza viene stimata intorno al 30% (Nardone e Gibon, 1997).
E' noto che tutti i sistemi estensivi di allevamento hanno alcune caratteristichecomuni, quali (a esempio): il basso carico di peso vivo animale per ha disuperficie utilizzata, limitato uso di tecniche e biotecniche innovative,bassa produttività per animale per ettaro, largo impiego di fontialimentari pabulari fornite da pascoli naturali, allevamento di tipi geneticiautoctoni, uso limitato di energia fossile. Anche in questi sistemi sonopossibili interventi specifici di consulenza tecnico-economica (Nardonee Matassino, 1989a e b). In numerosi allevamenti estensiviè in atto una politica comportamentale degli allevatori identificabilicon un 'sano protezionismo' (Boyazoglu, 1998). E' noto che i terreniinteressati agli allevamenti estensivi sono i piú degradati per quantoconcerne sia la flora pabulare che il suolo (Malachek, 1982; Matassino,1987).
Sulla base delle forti implicazioni dell'ordine socio-economico-politicocaratterizzanti questi sistemi estensivi, una corretta soluzione del problemapotrà aversi solo se vi sarà una forte impostazione sistemicae una interdisciplinarietà delle competenze. Infatti, per un'ottimizzazionedinamica spazialmente e temporalmente si dovrà considerare, nellagiusta dimensione, il relativo costo. Questo costo deve tenere nel giustoconto la necessità di migliorare il WS delle popolazioni umane interessate.In altre parole bisognerà ricercare un'ottimale compatibilitàfra HWS e costo degli interventi atti a migliorare i sistemi produttivianimali interessati. D'accordo con Mearns (1998) la soluzione del problemarisiede nella necessità di condurre sperimentazioni specifiche globali.
Come dicevamo in precedenza, viviamo in un momento storico di fortie repentini cambiamenti. In questo contesto quale ruolo deve assumere l'impresazootecnica? La risposta non potrà che essere articolata e diversificataa seconda della realtà in cui l'imprenditore zootecnico opera.
Il processo decisionale della politica agro-alimentare-ambientale, chedeve costituire 'un unicum', deve essere il risultato di una combinazionedi proposte aventi per fine il raggiungimento di obiettivi operativamentevalidi.
I futuri modelli produttivi tenderanno a incrementare la loro competitività,grazie (Matassino, 1993) alle conoscenze acquisibili:
(a) sulle leggi che regolano i fenomeni biologici coinvoltinei diversi processi di produzione e di trasformazione
(b) sulle interconnessioni e sulle interazioni fra la strutturisticaproduttiva e quella di trasformazione e quella della distribuzione
(c) sui meccanismi che regolano la domanda e l'offerta
(d) sui problemi riguardanti gli effetti della produzione,della trasformazione e della commercializzazione sull'ambiente.
Pertanto, la competizione si baserà sempre piú sull'abilitàa saper gestire l'innovazione tecnica e biotecnicaa livello dei differenti e piú o meno numerosi anelli della catena(filiera) verticale della produzione: dalla ricerca di base alle applicazioniproduttive. Questo processo di continuità si concretizza in continueinterazioni fra ricerca e impresa, quindi - diremmo - che totale deve esserela sinergia fra questi due (Matassino, 1993). Alcune pecularietà(o specificità) degli agroecosistemi culturali, specialmente nelcaso delle piccole e medie imprese, richiedono un'innovazione anche negliattuali rapporti intercorrenti fra di essi: adottare strategie competitivebasate sulla cooperazione fra imprese ('extended firm') (Matassino,1993). Forte deve essere l'impegno della comunità scientifica adacquisire conoscenza da trasferire all' imprenditore zootecnico (Matassino,1993; Morand-Fehre, 1996; Morand-Fehre e Boyazoglu, 1998).
Le imprese zootecniche non possono piú ignorare alcune parole'chiave' (Matassino, 1993):
(a) gestione dei problemi
(b) analisi delle politiche generali, e agricole in particolare
(c) modello diversificato di pianificazione del territorioe dell'impresa zootecnica, di trasformazione e di commercializzazione
(d) impiego differenziato, temporalmente e spazialmente,di tecniche e biotecniche innovative e valutazione dei loro effetti
(e) analisi del rischio e previsione econometrica.
Essendo l'attuale momento storico complesso e, sotto certi aspetti, caotico,sarebbe velleitario pensare di tracciare un preciso e valido progetto futuristico;infatti, in materia di sistemi economici non in equilibrio il premio NobelIlya Prigogine ritiene che l'imprevedibile può giocare un ruolo sempremaggiore e l'entità dell'investimento (input) non èdeterminante per prevedere quella del profitto (output).
E' necessario tentare di individuare la funzione dell'animale in produzionezootecnica nella complessa politica nutrizionale dell'uomo sul pianeta terra;politica che può realizzarsi solo per mete 'nutrizionali' (Matassino,1991).
Si ritiene che le produzioni animali, nella loro multiforme diversificazione,sono ampiamente candidate a svolgere un ruolo insostituibile, se non primario,nella soluzione dei non semplici problemi connessi alla nutrizionisticaumana. Un accettabile HWS è raggiungibile solo sulla base dell'obiettivo'protezione e miglioramento' dello stato di salute del singolo cittadinoentro il suo microambiente di vita. Cosí operando, la tuteladella salute del consumatore emerge in tutta la sua importanza, nel rispettodella tradizione e della compatibilità economica (Matassino, 1991).In piú, è da prevedere un conseguente aumento della richiestadi alimenti salutistici (healthy food) e con certificata sicurezzad'uso (safety first) (figura 3).
Una seria politica nutrizionale ha l'obbligo di individuare e di controllaregli strumenti e le liturgie alimentari della 'persausione occulta' tendentea modificare radicalmente alcuni assetti 'tradizionali' e 'socio-culturali'.
Il futuro ruolo delle produzioni animali sarà condizionato, fral'altro, da tre problemi fondamentali (De Haan et al., 1997):
(a) conoscenza delle tradizioni locali, specialmente perquanto concerne la 'risorsa' umana
(b) consumo di alimenti di origine animale: quantitàe/o qualità
(c) benessere animale e conservazione delle risorse naturalidi un territorio: sistemi intensivi e/o estensivi nell'allevamento dell'animalein produzione zootecnica.
La soluzione di questi tre problemi non potrà che essere differentein funzione della diversità culturale e biologica presente sul pianetaterra. La sfida sarà: soddisfare le diversificate esigenze umanein nutrienti di origine animale nell'ottica della sostenibilità produttivadel pianeta terra. In questa ottica si deve inserire la variabile indipendenteidentificabile con l'incremento demografico dell'uomo e la sua variazioneper categoria.
Eduard Saouma (Direttore generale della FAO) afferma che, oggi, in terminiglobali, la produzione agricola è eccedentaria rispetto ai bisognidell'umanità e che 'l'ineguaglianza della ripartizione delle risorseproduttive e l'iniquità della distribuzione dei viveri fanno si chela fame e la malnutrizione continuino a imperversare'. Questo statodi surplus, però, interessa le produzioni vegetali (Matassinoet al., 1991).
Questa ineguaglianza è facilmente rilevabile dalla tabella 1,anche se i dati si riferiscono ai consumi dell'anno 1990.
La tabella 2 riporta la consistenza di alcuni tipi genetici e alcuneproduzioni animali, nonché la loro variazione nel triennio 1994-96su quello 1974-76. In questo ventennio si è avuto un incremento nellaconsistenza del patrimonio zootecnico del pianeta terra a eccezione deicavalli. Polli e tacchini hanno piú che raddoppiata la loro consistenza.Tra i ruminanti i caprini sono aumentati di 1,5 volte, gli ovini sono rimastiquasi stazionari, i bovini e i bufali sono incrementati di circa il 10%e oltre il 30% rispettivamente. Un aumento di oltre il 30% si è avutoper i suini. Considerando la produzione di carne, si rilevano un'invarianzadi quella equina e un forte incremento per quella bufalina (+3,5 volte),cui segue la carne di pollame (+circa 3), di caprini (+2,2), di suini (+2),di ovini (+1,3) e di bovini (+1,2). Considerando la produzione di latte,quella bufalina è incrementata di ben 2,1 volte, seguono la caprinacon +1,6, la bovina con +1,2 e l'ovina con +1,1. Nel ventennio considerato,la produzione per capo è incrementata come segue:
(a) bovini: carne, + 12%; latte, +9%
(b) bufali: carne, +172%; latte, +63%
(c) caprini: carne, +44%; latte, +61%
(d) ovini: carne, +31%; latte, -13%
(e) cavalli: carne, +1%
(f) polli: carne, +23%
(g) suini: carne, +54%.
Alcune tendenze in atto nei PVS possono essere sintetizzate (Nardonee Matassino, 1989a e b; Wagner e Hammond, 1997a e b)come segue:
(a) riduzione della superficie destinata all'attivitàagricola
(b) aumento dell'attività agricola nelle aree peri-urbanenel settore sia animale (specialmente delle specie monogastriche) che vegetali(ortaggi)
(c) incremento delle produzioni agricole (animali e vegetali)nelle aree sub- -umide e semi-aride con trasferimento delle attivitàpastorali in aree marginali; la pastorizia, se razionalmente praticata,costituisce l'unica attività capace di trasformare risorse 'vegetali'inutilizzabili per l'alimentazione umana in alimenti di elevato valore nutrizionaleper l'uomo.
Nel contesto della politica agro-alimentare-ambientale si ricorda chegli animali allevati nei PVS forniscono tutta una gamma di prodotti nonalimentari (lavoro, pelle, lana, pelli, fertilizzanti, ecc.). Secondo Sansoucy(1995), queste produzioni possono raggiungere un valore economico superiorea quello attribuibile ai prodotti alimentari; in piú, spesso il bestiameallevato rappresenta un importante e insostituibile capitale che funge dariserva economica non facilmente vicariabile.
Le produzioni animali, qualunque sia il livello territoriale geograficoconsiderato (azienda, vallata, comune, provincia, regione, nazione, continente,pianeta terra), sono state, sono e saranno sempre il risultato di una visionestocastica, nel suo significato dotto di 'congetturale', quindi diuna continua riflessione sugli eventi concreti da cui elaborare opinioni,ipotesi, percorsi dinamici e sistemici per affrontare la vasta e incommensurabileproblematica caratterizzante le stesse. La 'produzione animale', etutto ciò che a essa è connesso, è una componente significativadel sistema 'agro- -alimentare-ambientale' (Matassino, 1996a).
Una qualsiasi impresa zootecnica è, contemporaneamente, una componentee un risultato di una interazione 'sociale', quindi 'culturale'(figura 5); in un certo senso, le varie componenti il sistema hannoproprietà individuali, ma queste si estrinsecano diversamente inrelazione al contesto (microambiente) in cui sono inserite (Matassino, 1992c).Del resto, uno sviluppo rurale integrale è e deve essere consideratocome risultato di un intervento globale e, quindi, dovrà essere semprepiú realizzata una forte interdipendenza fra ambiente, inteso nelsuo significato piú ampio possibile, e sviluppo ecosostenibile (Matassino,1992c; Boyazoglu, 1998).
Grazie alle continue acquisizioni tecnico-scientifiche, sarà possibileadottare sistemi di produzione adatti alla dinamica e alle differenti realtàproduttive per una meno errata gestione delle risorse genetiche animali,di quelle idriche e di quelle del suolo, coinvolgendo globalmente: il genotipoanimale, l'alimentazione, la disponibilità e l'impiego di acqua irrigua,la struttura demografica dell'allevamento, le strutture e le infrastrutture,la sanità dell'animale e l'allevatore (Nardone e Matassino, 1989ae b; Boyazoglu e Flamant, 1990; Boyazoglu, 1992; Nardone e Gibon,1997).
Il pianeta terra si sta avviando verso rapporti sempre piú'virtuali' e sempre meno 'virtuosi' fra ed entro la comunità di uomini.Trattasi di una tendenza che potrà essere foriera di gravi 'guasti'nei rapporti sociali che potrebbero essere 'irreversibili' per unlungo periodo di tempo. Da questa facile previsione scaturisce la necessità,da parte dell'uomo, di impegnare tutto il suo arsenale 'culturale' perridurre, in prima istanza, e per eliminare, in una seconda fase, gli effettinegativi del 'virtualismo' (Matassino, 1997d).
Il concetto di agorà tende a essere sostituito con quello di'Cyber Urbes', nella quale viene a mancare qualsiasi legame di tipo 'geo-psichico'e 'culturale' con il territorio, quindi con la storia di ciascuno di noiinserito in un contesto sociale dinamico, ma fortemente ancorato alle tradizionipeculiari di un dato territorio. Vi è, pertanto, una tendenzache sta caratterizzando alcune società 'opulente', ma privedi tradizione, a realizzare vere e proprie città 'clonate'.In questa città vi sarà sempre di piú un'accentuazionedegli esclusi ('drop-outs') e dell'edonismo individuale della 'middleclass'. Quest'ultima, però, sarà sempre piú inclinea massimizzare una visione urbanistica da 'parco' teleologicamenteorientata a un vero e proprio 'centro' di produzione di meroprofitto. In altre parole, questa concezione viene a coincidere con quelladisneyana che viene anche definita 'esapolis'. L'esapoliscomporterà, di conseguenza, l'abbandono dei centri storici cosíricchi di cultura, di vitalità, di saggezza e di continuo contattoumano. A nulla vale il prevedere nella progettazione della 'cyberurbes' una plurità di stili architettonici nell'illusione cheil polimorfismo umano (anche biologico) possa trovare la pienezza dellasua soddisfazione spirituale in uno spazio urbano ripetibile all'infinitosul pianeta terra. Effetto di ciò è il progredire di unanuova cultura mirante a progettare a tavolino la 'cibercittà' clonatache può essere realizzata puntualmente ovunque e in qualsiasi momentoal fine di ottenere solamente un 'uomo-consumatore', anch'egli clonato psichicamente.
E' da ritenere inaccettabile il trend d'isolamento della singolapersona in quanto al centro degli interessi cosmici di qualsiasi societàdi esseri 'pensanti', compresa quella del pianeta terra, debba restarel'uomo quale 'persona'. Pertanto, tutti coloro che svolgonoun certo ruolo nella società debbono assumere la responsabilitàdi contribuire a individuare percorsi 'meditati' in grado di pilotarelo sviluppo futuro verso il raggiungimento di traguardi sempre piúa misura dell'uomo 'persona'. In questo contesto, crediamo, che una maggioreconoscenza del passato e del presente, in tutti i campi del sapere,sia determinante per effettuare scelte consone al cammino da percorrere(Matassino, 1997d). Qualsiasi risorsa è da considerareun vero e proprio bene 'culturale', cioè essa è unpatrimonio connaturato e connesso all'antropizzazione dell'ambiente peculiaredi quella determinata 'nicchia ecologica'. Parlando di antropizzazionedell'ambiente in genere (Matassino, 1996c), "sia lo scienziatoche l'imprenditore non possono piú ignorare che un alimento di origineanimale o vegetale è il risultato di un coacervo di fenomeni biologici,molti dei quali ancora ignoti. Crediamo che si possa affermare facilmenteche ogni essere vivente destinato a fornire alimenti, servizi, attivitàprofessionali, ecc. all'uomo sia sempre un passo piú in làrispetto alle nostre conoscenze". Da ciò è facile dedurreche la impossibilità di controllare totalmente la complessitàbiologica di un essere vivente deve condurre a una maggiore prudenza nell'impiegodi sistemi produttivi rivolti solamente all'incremento quantitativo.
Da analisi di 'sistemi produttivi di nicchia' sono scaturiti comportamenticulturali umani di grande interesse per l'antropologia e per le scienzea questa connesse. Il salto di qualità culturale risiede nel fattoche l'interpretazione della statica e della dinamica antropica di un sistema'di nicchia' richiede la profonda conoscenza di tutte le variabilidel sistema, tra le quali quelle biologiche (diversità, segnatamente)svolgono un ruolo primario nel favorire, in modo diversificato, l'espressioneo la manifestazione di quella meravigliosa qualità di ciascun esserevivente che è la sua 'capacità al costruttivismo'. Nonbisogna dimenticare che l'uomo non vive sul pianeta terra, ma con la vitae la diversità biologica che esso ospita ed entro l'ambiente chel'attività di tanti organismi costruiscono. Partendo dalla conoscenzadei profondi e fantastici meccanismi biologici operanti in natura, specialmentedel germoplasma antico e autoctono, siamo sicuri di contribuire a fornirealle future generazioni umane esempi indelebili di vita di relazione,di vita di solidarietà, di vita sociale; in sintesi, a stabilireun insostituibile connubio tra il recupero, la conservazione e la valorizzazionedi germoplasma antico e l'evoluzione culturale di un popolo (Matassino,1997d).
Qualsiasi germoplasma è portatore di civiltà antichee di vecchi equilibri biologici, la cui funzione e il cui ruolo nonè detto che siano finiti, soprattutto in considerazione del comportamentodelle singole famiglie geniche, che si concretizza in un vero e proprioprocesso di conversione genica democratica, con funzione principe di retedi mutazione. Tutto ciò deve significare che è necessariauna migliore conoscenza della flessibilità del codice genetico (DNA),unico e mirabile modello di organizzazione da imitare. Pertanto, il dinamismodelle tentazioni scientifiche deve condurre a individuare un percorso taleche sia incontro di analisi, di esperienze e di programmazione di una nuovacultura della politica scientifica e della gestione del territorio consideratonella sua globalità (Matassino, 1992b).
La diversità biologica deve essere considerata anche ai fini dellaproduzione di 'beni materiali' o 'servizi''', quali, ad esempio,i servizi di gestione e presidio ambientale di aree geografiche altrimentidestinate a essere abbandonate, con tutti gli effetti conseguenti. Pertanto,le risorse genetiche autoctone danno un contributo al 'terziario verde'di natura non commerciale. L'imprenditore agricolo, grazie alla suainnata propensione all'inventiva, non svolgerebbe piú un ruolo disemplice controllo e di adattamento 'alle innovazioni messe a punto fuoridel contesto in cui egli opera, ma, come tutti gli esseri viventi, ritornerebbea evidenziare la sua elevatissima 'capacità al costruttivismo'.A tal fine, il recupero e la valorizzazione della diversità possonoavere una valenza superiore alla stessa innovazione di processo e/o di prodotto(Matassino, 1997d).
La diversità biologica animale (e quella vegetale) è l'unicache può permettere domani di disporre di geni atti a favorire la'capacità al costruttivismo' degli esseri viventi in occasionedi cambiamenti, oggi imprevedibili, sia delle condizioni ambientali siadelle esigenze in nutrienti dell'uomo. Pertanto, l'efficienza dell'uso dellerisorse genetiche come fattore di produzione sarà sempre piúuna variabile importante, se non determinante, della competizione o dell'integrazioneeconomica fra i sistemi produttivi territoriali (Matassino, 1995). Specialmentenei PVS, il germoplasma animale autoctono svolgerà un ruolo sempremaggiore nell'incremento delle produzioni da ottenere in determinati microagroecosistemi,ove le condizioni ambientali non permetterebbero ad altri tipi geneticidi vivere, di riprodursi e di produrre agli stessi livelli. Questa previsioneavrà successo, specialmente alla luce degli innumerevoli fallimentiverificatisi con l'introduzione, in tali ambienti, di tipi genetici esotici(Wagner e Hammond, 1997a e b).
La risorsa genetica riveste un ruolo insostituibile, specialmenteper quanto concerne le caratteristiche qualitative degli alimenti di origineanimale. E' merito della diversità biologica il continuo miglioramentoqualitativo dell'informazione, quindi del grado di fitness o successobiologico di un dato tipo genetico al variare delle condizioni ambientali.E' la intrinseca divergenza dell'informazione genetica che induce innovazioni,mentre i processi biologici convergenti (differenziamento e sviluppo embrionale)realizzano un progetto genetico legato a informazioni presenti, quindi pocomodulabili. La diversità biologica è lo strumento principeche permette alla natura di sincronizzarsi alla velocità dei cambiamentiambientali, grazie a complessi e sofisticati meccanismi in grado di modularela velocità di trasferimento e di adeguamento dell'informazione genetica.Pertanto, la riduzione o l'assenza di variabilità genetica comportauna diminuzione (o scomparsa, nei casi estremi) della capacità omeostaticao di autogoverno del sistema biologico, con il rischio di perdere informazioniche non sono piú recuperabili (Matassino, 1996b).
Le sfide future dell'umanità in relazione all'importanza e alruolo della diversità biologica in agricoltura, specialmente perl'ottenimento di prodotti alimentari per l'uomo e per l'animale, la caratterizzazionee la tutela del germoplasma animale, specialmente di quello in via di estinsione,sono ampiamente dibattute (Matassino et al., 1993b; Matassinoe Moioli, 1996a e b; Matassino et al. 1996 e 1997;Flamant, 1997b; Hodges, 1997). Le linee fondamentali del programmaglobale della FAO per la gestione delle risorse genetiche degli animaliin produzione zootecnica sono state tracciate da Hammond e Leitch (1997).
I Tipi Genetici Autoctoni (TGA) potranno essere impiegati con successoper la produzione di derrate alimentari 'tipiche' (figure 6 e 7)capaci, tra l'altro, di contribuire alla soluzione dei problemi connessialle controversie nutrizionali. Infatti, un prodotto tipico non significastaticità, ma dinamicità, nel senso di continua innovazionedel processo produttivo per migliorare continuamente la qualità totaledello stesso. Tutto ciò al fine di affrontare l'emergente concettodi agricoltura sostenibile mirando, in particolar modo, alla tipicitàdei prodotti di origine animale (Matassino et al., 1993b;Matassino, 1996b; Nardone, 1996; Flamant, 1997a; Wagner eHammond, 1997b).
Il trinomio 'area geografica-tipo genetico-prodotto' (figura 8)è un vero e proprio sistema culturale, identificabile con una 'nicchiaculturale', che comprende componenti proprie della storia, delle tradizioni,degli usi, dei costumi, dei riti collegati o meno a espressioni religiose,dell'artigianato, dell'economia, del linguaggio (dialetto), della gestionedella biodiversità, del territorio in senso lato, ecc..
In contrasto con la globalizzazione dei consumi e con l'impiego diBI nella preparazione di nuovi alimenti, nei PS si sta verificando un'accelerazionenel far emergere le tradizioni culinarie fortemente legate all'identitàdel territorio. Queste rivendicazioni localistiche tendono a diventareforme di razzismo 'gastronomico' ricche di storia. Questa naturaleesigenza dell'uomo, sempre proteso a tenere ben saldo il suo legame conle sue origini storiche, è ben nota alle grandi industrie alimentariche cercano di recuperare nell'immaginario collettivo i valori e i saporidella cucina dei 'poveri'. Il paradosso in atto è che lasocietà opulenta aderisce con piacere alla frugalità e allasemplicità del modello alimentare basato sull'uso di alimenti provenientida risorse animali e vegetali autoctone. La tradizione, però,non è statica ma è in continua evoluzione; essa saràtanto piú duratura quanto piú si integra nel tempo con lediverse culture con cui viene a contatto (figure 6 e 7). In realtà,una tradizione 'pura' non esiste e le innovazioni interessano anche la gastronomialocale.
E' in atto una forte rivalutazione delle risorse genetiche autoctoneal fine di ripristinare le condizioni di uno sviluppo ecosostenibile; sviluppoche va programmato in modo diverso in relazione alle realtà in cuisi opera, specialmente per contenere i costi entro limiti competitivi.
Le peculiarità organolettiche dei prodotti forniti dai tipi geneticianimali autoctoni costituiscono un importante elemento per un'ampia utilizzazionedi essi nelle aree difficili, anche ai fini della salvaguardia del territorioe delle tradizioni (Matassino, 1996c).
Siamo stati educati, fortunatamente, al pluralismo che, mutatis mutandis,coincide con il polimorfismo biologico. Tuttavia, questo polimorfismoche portiamo dentro di noi dovrebbe incoraggiarci a ricercare una soluzionequanto piú possibile unitaria anche se attraverso una gamma idealedi sistemi diversi che venissero incontro al polimorfismo biologico cheportiamo dentro di noi. Il pluralismo è una grande filosofia comportamentale,in quanto esso deve essere comprensione degli altri, deve essere una questionemorale e comportamentale e non deve essere una questione di fede e di capacitàintellettiva (Matassino, 1978). Educare al pluralismo non deve significareinsegnare il dubbio e la diffidenza, o peggio ancora, la neutralità.Educare al pluralismo deve significare garantire a ciascuna entitàculturale di poter verificare la propria convinzione nel rispetto di quelladegli altri, purché non si sconfini, o meglio si degeneri, inquella tendenza di voler sostituire la visione umanistica di agoràa quella di 'Cyber urbes' fortemente clonata (Matassino, 1997d).
3.1.2. Possibili linee di tendenza
Nella generalità delle ontogenesi sociali, i consumi di prodottianimali seguono un andamento caratterizzato da 5 fasi strettamente connesseal reddito. Il concetto di reddito non va solamente inteso come capacitàdi spesa ma anche come modello di vita, in senso lato, correlato alle modalitàdi formazione, di distribuzione e di utilizzazione del reddito (Zucchi,1983).
Le produzioni animali derivano dalla trasformazione di prodotti vegetalicon coefficienti di trasformazione strettamente connessi al livello delletecniche e delle biotecniche adottate. Ai primi livelli di sviluppo dellesocietà i consumi alimentari privilegiano le derrate vegetali. Successivamente,negli stadi di sviluppo piú evoluti, la domanda di prodotti animalis'incrementa piú che proporzionalmente rispetto al reddito. In unaterza fase vi è un incremento di domanda meno che proporzionalerispetto all'evoluzione del reddito per giungere a una quarta fase incui si realizza una sostanziale stasi dei consumi. Infine, una quintafase, propria dei PS, si caratterizza per una regressione quantitativadella domanda di alimenti di origine animale. Alla fine della terza fasee in modo crescente nella quarta e nella quinta fase si accentua la domandaqualitativa, sia per le componenti intrinseche al prodotto che per quelleestrinseche (servizi incorporati). Questi riferimenti valgonoper la popolazione nel suo complesso, come per le singole classi sociali.Pertanto, in una determinata popolazione in un determinato periodostorico coesistono atteggiamenti di domanda a stadi evoluti diversi.In senso generalizzante si può affermare che nei primi tre stadidi sviluppo è prevalente la domanda quantitativa mentre in quellisuccessivi è dominante quella qualitativa, con conseguente aumentodella spesa per i consumi di prodotti animali. Nella maggiore parte delleesperienze storiche l'offerta dimostra di adattarsi con un certo ritardoalla domanda, soprattutto nel corrispondere agli incrementi di domanda dellaseconda e della terza fase (Matassino et al., 1991).
L'apparato produttivo, fortemente stimolato dal sistema comparatodei prezzi, finisce per raggiungere la massima capacità d'offertanelle fasi di stasi dei consumi e a mantenere una inerzia incrementale perqualche tempo, portandosi su eccedenze produttive che stimolano politicheprotezionistiche e scambi internazionali forzati. La riconversione degliapparati produttivi in seguito a stasi o riduzione nell'offerta e a incrementodi prodotti di qualità è condizione comune alle societàche vivono la quarta e la quinta fase. Nel contesto mondiale agli inizidel terzo millennio esistono ampie aree sociogeografiche che si trovanoin ognuna delle cinque fasi schematizzate. Per interpretare piúverosimili adattamenti, che possono rappresentare un minimo comune denominatore,il riferimento ai meccanismi dello sviluppo è ulteriormente illuminante.L'utilizzazione delle risorse e delle disponibilità (fattori naturali,lavoro, capitale, servizi, innovazioni, ecc.) si evolve tendenzialmentein riferimento alle produttività economiche comparate conseguibiliin funzione dei loro impieghi alternativi. Il prezzo d'uso dei fattori tendea livellarsi alle utilizzazioni piú lucrose. Ne consegue che leattività agricole (e in esse quelle zootecniche) debbono evolversicoerentemente al sistema socio-economico per mantenere un accettabile livellodi equivalenza con le altre attività. Ogni stadio di sviluppoha propri livelli e, quindi, assetti specifici che mutano al cambiare delquadro di riferimento. Anticipi o ritardi eccessivi rispetto alle condizionidi equilibrio sono negativi. Ciò significa che la trasposizioneacritica di modelli in disequilibrio con le realtà socio-economichepuò essere perniciosa creando una sorta di antinomia storica(Matassino et al. 1991).
Si ritiene che oggi il quadro interpretativo delineato da Matassino etal. (1991) sia cambiato molto poco; lo stesso dicasi entro e fra le10 aree economiche in cui è stato suddiviso il pianeta terra. Questearee sono: Europa Occidentale, Europa Orientale ed ex-URSS, paesi Mediterranei,Giappone ed Estremo Oriente, Asia centrale, Africa, Centro Sud America,Nord America, Oceania e Area Mediorientale del petrolio. Ognuno di questaarea trova una sua collocazione in una o due delle cinque fasi giàdescritte ai fini dei consumi di alimenti di origine animale.
1. Data la vastità e la complessità dell'argomento,le conclusioni hanno valore piú riflessivo che indicativo.
2. Il HWS deve essere la meta principe da raggiungere. Indubbiamente,esso ha un costo anche in termini di produzione di alimenti di origine animaleper l'uomo. Tale costo, però, deve essere una variabile dell'antropocentrismo.
3. Grazie all'impostazione sistemica, è possibile conciliaree ottimizzare le numerose variabili interessate, specialmente quelle dipendentidalla multiforme esplicazione dei fenomeni biologici e socio-culturali-economici.
4. Almeno la prima metà del XXI secolo sarà fortementecaratterizzata dalla internazionalizzazione della gestione della produzione,della domanda, dell'offerta e degli scambi anche dei prodotti di origineanimale. Forte è il trend dell'interdipendenza fra le economienazionali che, a loro volta, tendono a raggrupparsi in sottosistemi interessantiaree geografiche ampie. Questa interdipendenza tenderà sempre piúa intersificarsi per effetto sia del progresso scientifico foriero di innovazionidi processi e di prodotti sia della velocità di informatizzazione.
5. Lo sviluppo dei processi di globalizzazione dell'economia delpianeta terra sta modificando notevolmente le relazioni fra i sistemi produttivie le basi della competitività. La globalizzazione non saràl'elemento risolutore degli infiniti problemi che dinamicamente, nello spazioe nel tempo, dobbiamo risolvere; anzi essa sarà foriera di nuovibisogni che dovremmo affrontare e risolvere nell'ottica del HWS.
6. Grazie all'incremento dei media, forte sarà la 'distruzionecreativa' delle imprese. Queste dovranno sempre piú ricorrerea sistemi produttivi 'cooperativi'.
7. E' in atto il passaggio da società 'multinazionali'a società 'multiculturali' a società a 'civiltàmultipla' a società 'multietniche'.
8. Grande e insostituibile sarà il ruolo del sistemaeducativo nel prevedere curricula atti a conferire allo studenteuna formazione tale da facilitare la visione e la convinzione di una suacontinua elaborazione 'culturale' per immettersi con capacitànei dinamici cambiamenti che sempre piú caratterizzeranno il terzomillennio. Il discente dovrà sempre piú acquisire armonicamente'sapere' e 'saper fare'. Non bisogna dimenticare che 'l'organizzazionecognitiva di una realtà' è il prodotto del pensiero.
9. In questa visione organicista forte e sempre maggiore saràl'attenzione verso uno sviluppo sostenibile. Quest'ultimo influenzeràsempre piú l'agroecosistema e rappresenterà il denominatorecomune per i PS e per i PVS.
10. La demassificazione socio-politico-economica in atto neiPS sta facendo emergere una società fortemente differenziata. Questotrend è anche in relazione alla notevole variabilitàdell'informazione che arriva al singolo cittadino. Come nei sistemi biologici,la vita e il funzionamento di quelli sociali, politici e istituzionali sonoil risultato del trattamento dell'informazione.
11. Prefigurare il futuro di una società fortemente compositae variegata nella sua struttura e sovrastruttura non è semplice,qualunque sia il livello geografico considerato.
12. Si spera che la WTO riuscirà a gestire la globalizzazionedel commercio con un'attenzione particolare al miglioramento dello 'status'sociale di tutta l'umanità, quindi del HWS(e conseguentemente quellodell'animale in produzione zootecnica). Bisogna gestire la globalizzazionein modo tale da evitare che questo 'trend ' sfoci in un forte fattore diesplosione di rivalità etnica, culturale ed etica.
13. Nei futuri accordi della WTO molta attenzione andràposta alla regolamentazione di tutti quegli strumenti necessari a eliminarela concorrenza sleale specialmente nel settore agro-alimentare per tuttii suoi effetti negativi che potranno aversi sul HWS.
14. L'importanza della qualità dei servizi sociali saràsempre maggiore e sempre piú legata alla dinamica delle categorieumane. A livello di pianeta terra si prevede che la popolazione umanadi età >'60 anni raggiungerà nel 2025 circa 1,2 miliardi[1/7 dell'intera popolazione prevista (8,5 miliardi)]. Forte, però,sarà il divario fra le diverse aree geografiche. La popolazione umanadi età > 80 anni passerà dall'attuale 1,1 a 1,5 per cento,a livello del pianeta terra. Considerando che l'invecchiamento non èuna malattia, notevole dovrà essere lo sforzo della genetica,dell'alimentazione e del management per la produzione di alimentidi origine animale nutrizionisticamente adatti a soddisfare le esigenzein nutrienti di questa particolare categoria di uomini.
15. La variazione demografica delle categorie umane dovràavere sempre piú peso nella scelta dei sistemi produttivi animali.
16. Nel 2025 occorrerà produrre almeno 169 milioni di tonnellatedi proteine, di cui non meno del 50% (85 milioni di t) dovranno essere diorigine animale; si può stimare che oggi il contributo delle produzionianimali sia di circa 50 milioni di t.
17. L'agroecosistema avrà il gravoso compito diaffrontare e di dover risolvere i problemi connessi a una profonda ristrutturazionee razionalizzazione dei sistemi produttivi in un contesto di sviluppo 'sostenibile'o 'ecocompatibile'. Bisognerà produrre con l'obiettivodella 'total quality', l'unico in grado di contribuire notevolmenteall'evoluzione del HWS.
18. Il binomio 'futuro del cosmo-futuro dell'uomo' saràsempre piú inscindibile. L'uomo è una componente fondamentaledel sistema. Egli è l'artefice 'principe' del cambiamento,quindi del suo WS e della sua 'capacità al costruttivismo'.
19. Il rapporto 'uomo-natura' dovrà essere caratterizzatosempre piú da meno 'odio' e sempre piú da 'amore';pur essendo consci che esso rimarrà sempre conflittuale, entro certilimiti, ma aperto continuamente a nuove e dinamiche soluzioni. Questorapporto non può sfuggire alle logiche evolutive del sistema socioeconomico.Tali logiche sono sintetizzabili in quelle: della crescita, dellosviluppo 'tout-court' e dello sviluppo sostenibile.
20. La sostenibilità dell'agroecosistema è unargomento 'esplosivo' ('explosive topic'). Uno svilupposostenibile è tale solo se soddisfa le necessità del presentesenza compromettere la capacità delle generazioni future a soddisfarele proprie necessità.
21. Tutta la politica agro-alimentare dovrà essere indirizzataa un obiettivo 'primario': 'protezione e miglioramento' dello statodi salute della singola persona, quindi 'sicurezza nella qualitàtotale'.
22. Alcune BI sono già una realtà e non presentonoproblemi particolari per il loro uso; altre, implicanti modificazioni profondedell'organizzazione del sistema biologico ('transgenia'), sono daperfezionare e da utilizzare. Notevole sarà l'apporto delle BIalla soluzione dei problemi di natura genetica, alimentare e 'management'propri delle produzioni animali.
23. L'impiego razionale e oculato delle BI nei PVS potràrisolvere numerosi problemi produttivi. E' necessario instaurare forticonnessioni fra i centri di ricerca dei PS e dei PVS.
24. L'influenza delle BI sul sistema produttivo sarànel futuro decisivamente rivoluzionaria. La biologia molecolare èbasilare per lo sviluppo delle BI. Il binomio 'biologia molecolare-biotecnologia'va considerato inscindibile scientificamente e operativamente. Imassicci investimenti, specialmente privati, nel settore della biologiacomportano serie implicazioni economiche, etiche e sociali. Pertanto, sirendono necessari il controllo e la regolamentazione della 'conoscenza'prima del trasferimento operativo. L'era delle BI può essereconsiderata, sulla base delle considerazioni dell'economista Joseph Schümpeter,il quinto 'ciclo Kondratief' o quinta 'rivoluzione industriale'.
25. Notevole dovrà essere l'impegno dei governi nelsettore delle ricerche biotecnologiche, anche se i risultati trasferibilicomporteranno una loro eventuale regolamentazione a livello operativo,specialmente per possibili aspetti etici connessi al loro impiego.
26. Forte dovrà essere l'impegno per una rivitalizzazionedelle economie 'tradizionali', per una inversione delle uscitedelle risorse, per il blocco della distruzione delle risorse di germoplasmaanimale e vegetale (specialmente quello 'antico'), per il cambiamentodegli stili di vita che costituiscono 'fattori di rischio' per lasicurezza di un agroecosistema 'culturale'.
27. Le tre dichiarazioni: UE-Cork (Irlanda), FAO-Roma (Italia)e INRA- -Strasbourg (Francia), del novembre 1996, evidenziano una strategiacomune per la futura politica agro-alimentare.
28. La competizione si baserà sempre piú sull'abilitàa saper gestire l'innovazione tenica e biotecnica a livellodei differenti e piú o meno numerosi anelli della catena (filiera)verticale della produzione: dalla ricerca di base alle applicazioniproduttive.
29. A livello di pianeta terra, è in atto un incrementonella consistenza degli animali in produzione zootecnica e delle loro prestazioni('performance') produttive. Nel ventennio (1974-76 - 1994-96)si registra un interessante trend di rendimento per capo allevato:
(a) bovini: carne, + 12%; latte, +9%
(b) bufali: carne, +172%; latte, +63%
(c) caprini: carne, +44%; latte, +61%
(d) ovini: carne, +31%; latte, -13%
(e) cavalli: carne, +1%
(f) polli: carne, +23%
(g) suini: carne, +54%.
30. La 'produzione animale', e tutto ciò che a essaè connesso, è una componente significativa del sistema 'agro-alimentare-ambientale'.Una qualsiasi impresa zootecnica è, contemporaneamente, una componentee un risultato di un'interazione 'sociale', quindi 'culturale'.
31. Grazie alle continue acquisizioni tecnico-scientifiche, saràpossibile adottare sistemi di produzione adatti alla dinamica e alla differenterealtà produttiva per una meno errata gestione delle risorse geneticheanimali, di quelle idriche e di quelle del suolo.
32. La diversità biologica sarà sempre piúdeterminante nei futuri assetti strutturali dell'agroecosistema sia neiPS che nei PSV. Ogni essere vivente destinato a fornire alimenti, servizi,attività professionali, ecc. all'uomo è sempre un passopiú in là rispetto alle nostre conoscenze.
33. La diversità della risorsa genetica riveste un ruoloinsostituibile per ottenere prodotti di elevata qualità nutrizionaleper l'uomo e per l'animale; inoltre, essa è fondamentale permantenere elevata la capacità omeostatica e di autogoverno del sistemabiologico, quindi della 'capacità al costruttivismo' di qualsiasivivente.
34. In contrasto con la globalizzazione dei consumi e con l'impiegodi BI nella preparazione di nuovi alimenti, nei PS si sta verificandoun'accelerazione nel far emergere le tradizioni culinarie fortemente legateall'identità del territorio. Vi è un notevole recupero nell'immaginariocollettivo dei valori e dei sapori della cucina dei 'poveri'. L'industriaagro-alimentare è ben conscia di questa tendenza. Solo con unaforte rivalutazione del germoplasma autoctono si potranno ripristinare lecondizioni di uno sviluppo 'ecosostenibile', anche a costicompetitivi.
35. Nella generalità delle ontogenesi sociali, i consumidi prodotti animali seguono un andamento caratterizzato da 5 fasi strettamenteconnesse al reddito. Il concetto di reddito non va solamente intesocome capacità di spesa ma anche come modello di vita, in senso lato,correlato alle modalità di formazione, di distribuzione e di utilizzazionedel reddito.
36. Le produzioni animali derivano dalla trasformazione diprodotti vegetali con coefficienti di trasformazione strettamente connessial livello delle tecniche e delle biotecniche adottate. Ai primi livellidi sviluppo delle società i consumi alimentari privilegiano le derratevegetali. Successivamente, negli stadi di sviluppo piú evoluti,la domanda di prodotti animali s'incrementa piú che proporzionalmenterispetto al reddito. In una determinata popolazione in un determinatoperiodo storico coesistono atteggiamenti di domanda a stadi evoluti diversi.In senso generalizzante si può affermare che nei primi stadidi sviluppo è prevalente la domanda quantitativa mentre in quellisuccessivi è dominante quella qualitativa, con conseguente aumentodella spesa per i consumi di prodotti animali. Nel contesto mondialeagli inizi del terzo millennio esistono ampie aree sociogeografiche chesi trovano in 'ognuno degli stadi di sviluppo citati'.
37. Le attività agricole (e in esse quelle zootecniche)debbono evolversi coerentemente al sistema socio-economico per mantenereun accettabile livello di equivalenza con le altre attività.
38. Si ritiene che oggi il quadro interpretativo delineato daMatassino et al. (1991) sia cambiato molto poco; lo stesso dicasia livello delle 10 aree economiche in cui è stato suddiviso il pianetaterra. Queste aree sono: Europa Occidentale, Europa Orientale edex - URSS, Paesi Mediterranei, Giappone ed Estremo Oriente, Asia Centrale,Africa, Centro - Sud America, Nord America, Oceania e area Mediorientaledel petrolio. Ognuno di questa area trova una sua collocazione in una odue delle cinque fasi ipotizzate ai fini dei consumi di alimenti di origineanimali.
Gli autori ringraziano la dott.ssa M. Occidente e le sig.ne A. Espositoe M. Terracciano per il loro proficuo contributo nella preparazione dellavoro.
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