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DONATO MATASSINO

 

Alimenti transgenici: pro e contro

Seminario Nazionale 'Cosa mangeremo nel 2000', Recco, Genova, 19 febbraio 2000

 

Autorità, Signore e Signori,

a me l'arduo compito, ma gradito, di introdurre un tema apparentemente edonistico ma carico di rilevante significato scientifico, sociale e operativo per le sue ripercussioni sul 'benessere psichico, fisico e sociale' dell'uomo (figura I), considerato come io persona, dotata di coscienza e di libertà.

Siamo in un periodo storico fortemente dinamico per quanto concerne tutti gli aspetti della vita. Lo sviluppo dei processi di globalizzazione dell'economia del pianeta terra sta modificando profondamente le relazioni fra i sistemi sociali con profondi riflessi su quelli produttivi; questi ultimi, dinamicamente, dovranno, sempre di piú, conciliarsi con le esigenze sociali, fortemente diversificate sul pianeta terra, tendenti a salvaguardare le specificità delle diverse civiltà, frutto di tradizioni e di storie differenti. In questo contesto è in atto la costituzione di società: 'multinazionali',  'multiculturali', 'multietiche' e a 'civiltà multiple'.

Alla domanda posta ai partecipanti a questo originale ed emblematico seminario, fortemente proiettato nel futuro prossimo della vita di ciascuno di noi ma specialmente nel futuro delle prossime generazioni, si potrà rispondere solo in modo articolato.

Per chiarezza intellettuale, devo richiamare l'attenzione dei presenti su alcuni concetti culturali fondamentali:

(a) prefigurare chiaramente il futuro di una società composita e variegata nella sua struttura e sovrastruttura non è dote dell'uomo

(b) i futuri 'desiderabili' possono essere tanti, dipendendo essi dalla fantasia e dall'etica

(c) i futuri 'probabili' sono caratterizzati da un diverso grado di verificarsi.

'Mutatis mutandi', e considerando il sottotitolo del seminario, avremo risposte 'pro' e'contro' gli alimenti transgenici.

Essendo insostituibile  il ruolo del 'sistema educativo', considerato nella sua articolazione la piú ampia possibile, necessita un'informazione seria e disinteressata, quindi non di parte.

I cambiamenti in atto nei processi produttivi con l'uso di biotecniche innovative sfociano nell'ottenimento di nuovi prodotti.

Il progresso scientifico è la 'conditio sine qua non' per realizzare innovazione di processi quindi di prodotti. Particolare significato operativo hanno e avranno le conoscenze sui meravigliosi e fantastici meccanismi che regolano la vita, specialmente a livello di 'fisiologia' del gene.

L'applicazione delle leggi che regolano la vita degli esseri viventi deve tendere a ottenere alimenti in grado di soddisfare la dinamica delle mete nutrizionali che, a loro volta, variano in funzione dello 'status' fisiologico della persona; 'status' che è, quindi, peculiare ma dinamico nel tempo e nello spazio.

La 'transgenia' è evento naturalissimo: a esempio, il mulo (prodotto dall'accoppiamento fra un asino e una cavalla) altro non è che un animale 'transgenico', poiché ha in sé geni della specie asinina e geni della specie equina.

Tutti gli individui esistenti sul pianeta terra, definibili biologicamente 'ibridi', sono organismi geneticamente diversi dai genitori che li hanno prodotti e si identificano, sempre biologicamente, con quelli che comunemente si chiamano, oggi, organismi geneticamente modificati (OGM).

In definitiva, possiamo dire che la differenza fra un individuo transgenico 'naturale' e uno 'culturale', cioè prodotto dall'uomo, è sostanzialmente di natura temporale, nel senso che il primo è il risultato di trasferimenti genici non dipendenti - ordinariamente - da una scelta antropica; in piú, i diversi trasferimenti 'naturali' di geni sono sottoposti a 'verifiche combinatorie' di lunga durata; durante queste 'verifiche' alcuni individui si riproducono altri no per incompatibilità biologica.

In contrasto con la globalizzazione dei consumi e con l'impiego di BI nella preparazione di nuovi alimenti, nei Paesi sviluppati (PS) si sta verificando un'accelerazione nel far emergere le tradizioni culinarie fortemente legate all'identità del territorio. Queste rivendicazioni localistiche tendono a diventare forme di razzismo 'gastronomico' ricche di storia. Questa naturale esigenza dell'uomo, sempre proteso a tenere ben saldo il suo legame con le sue origini storiche, è ben nota alle grandi industrie alimentari che cercano di recuperare nell'immaginario collettivo i valori e i sapori della cucina dei 'poveri'. Il paradosso in atto è che la società opulenta aderisce con piacere alla frugalità e alla semplicità del modello alimentare basato sull'uso di alimenti provenienti da risorse animali e vegetali autoctone. La tradizione, però, non è statica ma è in continua evoluzione; essa sarà tanto piú duratura quanto piú si integra nel tempo con le diverse culture con cui viene a contatto (figure II e III). In realtà, una tradizione 'pura' non esiste e le innovazioni interessano anche la gastronomia locale.

Sempre per una corretta e disinteressata informazione, sorge spontanea una domanda: come l'uomo ha gestito gli altri esseri viventi dall'inizio della sua comparsa sul pianeta terra? La risposta è solamente ipotizzabile, per un lunghissimo periodo (2-3 milioni di anni) mentre è storicamente documentata per gli ultimi 13-15 mila anni. Durante questo ultimo periodo, egli ha sempre effettuato una serie di scelte che si sono concretizzate in vere e proprie manipolazioni genetiche, favorendo o limitando o eliminando, inconsciamente, 'geni'. Gli effetti di queste 'manipolazioni' sono stati 'verificati' - come già detto - con l''orologio biologico' dei 'processi naturali'.

La produzione di OGM è possibile grazie all'universalità del codice genetico che è scritto sul DNA. La legge che regola il funzionamento di questo DNA è biologicamente la stessa qualunque sia l'essere vivente interessato.

Attualmente, stante alle nostre conoscenze, sono piú di 5.000 gli OGM 'rilasciati' negli USA e poco piú di 1.500 nella UE. Il 98% circa di questi OGM sono vegetali, lo 0,16% sono animali e la restante percentuale è costituita da batteri, funghi e virus.

Nella tabella I sono riportati i prodotti transgenici il cui uso è autorizzato nella UE.

Gli animali geneticamente modificati interessano soprattutto:

(a) la produzione di farmaci per uso umano (la mammella dei mammiferi è un ottimo bioreattore per la produzione di molecole); nella tabella II sono riportate le stime dei fabbisogni di animali transgenici necessari per soddisfare la richiesta annuale di alcuni prodotti farmaceutici negli USA

(b) le ricerche in corso per la produzione di organi da suini transgenici per xenotrapianti

(c) l'ottenimento di latte modificato per alcuni suoi costituenti da destinare all'alimentazione umana (schema I).

Diverse sono le molecole terapeutiche prodotte utilizzando la transgenia. Per avere un idea dell'importanza di queste innovazioni basta ricordare che per produrre 1 g di somatostatina, un inibitore dell'ormone della crescita, sino a pochi anni fa occorrevano circa 500 mila cervelli di capra, mentre oggi bastano 9 litri di brodo di coltura di batteri transgenici.

Nel prossimo decennio sarà possibile coltivare piante transgeniche per produrre vaccini, componenti del sangue e sostanze simili alle plastiche o per eliminare inquinanti dal terreno.

Di fondamentale importanza diventa, pertanto, la corretta informazione al consumatore sui possibili rischi derivanti dall'uso di prodotti transgenici, senza 'demonizzare' 'santificare' le biotecnologie.

Ma quali sono i possibili rischi legati all'uso di OGM nell'alimentazione umana? Attualmente, Organizzazioni internazionali quali la FAO e l'OMS hanno adottato il concetto della 'equivalenza sostanziale' alimentare nel senso di ritenere l'alimento 'transgenico' sostanzialmente equivalente, dal punto di vista alimentare, a quello 'naturale' quando non può essere messa in evidenza alcuna differenza significativa. Tale concetto, tuttavia, non tiene conto del possibile rischio a medio e lungo termine legato all'uso di alimenti o ingredienti transgenici. Non è da escludere, biologicamente, che un alimento transgenico attualmente non 'pericoloso' possa avere un effetto di 'accumulo', quindi essere 'nocivo'.

Per quanto riguarda, poi, gli OGM vegetali e microbici vi potrebbe essere un rilascio nell'ambiente, i cui effetti nel futuro non sono facilmente prevedibili sotto l'aspetto sia qualitativo che quantitativo.

A livello mondiale, la normativa sugli OGM è alquanto eterogenea. Piani per l'etichettatura obbligatoria degli alimenti contenenti OGM, oltre che nell'Unione Europea, sono stati già avviati in Australia, Nuova Zelanda e Giappone.

Negli USA la Food and Drug Administration stabilisce l'obbligo di etichettatura per gli alimenti 'biotecnologici' solo se questi presentano una significativa variazione nella composizione e/o nel valore nutrizionale rispetto agli alimenti 'naturali' o quando possono avere un qualche effetto negativo (introduzione di potenziali allergeni da altri alimenti) o positivo (proprietà nutraceutiche) sulla salute umana.

Negli USA prevale, quindi, il concetto della 'equivalenza sostanziale'; tuttavia, la crescente preoccupazione dei consumatori, esplosa poi nelle violente manifestazioni di Seattle, ha portato all'apertura di un acceso dibattito sugli OGM e in particolare sull'etichettatura degli alimenti contenenti OGM. L'amministrazione Clinton, che finora non aveva preso alcun provvedimento in materia di OGM in quanto ritenuto non necessario per alimenti già autorizzati dalla Food and Drug Administation, sta assumendo un nuovo orientamento. Infatti, sono già due le proposte di legge sull'etichettatura degli alimenti contenenti OGM:

(a) quella del deputato democratico dello stato dell'Ohio Dennis Kucinick, con la quale si ritiene l'etichettatura un mezzo di informazione piú sicuro per raggiungere il consumatore che non l'utilizzazione del sito internet accessibile solo a quel terzo di popolazione statunitense 'informatizzata'

(b) quella della senatrice californiana Boxer, che prevede, oltre all'etichettatura dei prodotti alimentari che contengono o che sono fabbricati con OGM, anche finanziamenti per gli studi di valutazione degli effetti degli OGM sulla salute umana.

In Europa, invece, la normativa comunitaria in materia di OGM si compone di 5 strumenti:

(a) la direttiva 90/220, che regolamenta l'immissione sul mercato comunitario di OGM disciplinando: l'importazione, la lavorazione e la coltivazione di OGM; nel campo di applicazione di questa direttiva rientrano solo gli organismi viventi e non i prodotti da essi derivati

(b) il regolamento 258/97, che stabilisce le regole per la commercializzazione e gli obblighi di etichettatura dei 'novel foods', cioè di quei prodotti o ingredienti alimentari non ancora utilizzati in maniera significativa per l'alimentazione umana e/o i cui processi di produzione comportano un significativo cambiamento della loro composizione e/o del loro valore nutrizionale e/o della loro utilizzazione prevista

(c) il regolamento 1139/98, entrato in vigore il 1 settembre 1998, che stabilisce l'obbligo di etichettatura per tutti i prodotti finali in cui compaiano proteine o DNA transgenici, superando in tal modo il concetto di 'equivalenza'

(d) il regolamento 49/2000, del 10 gennaio 2000, che modifica il regolamento 1139/98 e stabilisce l'obbligo di etichettatura per tutti i prodotti alimentari costituiti da organismi geneticamente modificati o contenenti come ingredienti organismi geneticamente modificati o loro derivati in misura superiore all'1% dei singoli ingredienti costituenti il prodotto alimentare; tale regolamento istituisce la soglia di presenza 'accidentale involontaria' di OGM nei prodotti alimentari OGM 'free'

(e) il regolamento 50/2000 del 10 gennaio 2000, che stabilisce l'obbligo di riportare in etichetta la presenza di additivi e aromi alimentari costituiti o derivati da organismi geneticamente modificati.

Con gli ultimi due regolamenti, entrati in vigore il 10 aprile 2000, L'UE ha voluto estendere l'etichettatura a tutti i prodotti alimentari contenenti OGM in misura superiore all'1%.

In Italia, oltre al recepimento dei suddetti regolamenti comunitari, con il DPR 128 del 26 maggio 1999 è stato sancito il divieto di utilizzo di prodotti costituiti o contenenti OGM negli alimenti destinati ai lattanti sino ai 12 mesi di età e ai bambini sino a 3 anni di età, come provvedimento precauzionale, in mancanza di sufficienti documentazioni scientifiche attestanti l'innocuità degli OGM.

La 'nutraceutica' è una nuova scienza la quale si interessa di quelle sostanze che svolgono contemporaneamente la funzione: cibo e farmaco. Logicamente l'uso di un prodotto 'nutraceutico' interessa, oggi, le società opulente ove sono in atto patologie metaboliche derivanti dall'ingestione errata di alimenti sotto il profilo quanti-qualitativo. Con il trascorrere degli anni, i 'nutraceutici' vanno aumentando e differenziandosi nelle loro funzioni: profilassi (banana contenente il vaccino per il colera), integrazione alimentare (vitamine, minerali, aminoacidi), miglioramento nutrizionale (lattidelattosati), ecc.. Questi prodotti 'nutraceutici' sono ottenuti con biotecniche innovative, basate sull'uso dell'ingegneria genetica, e segnatamente da OGM. L'obiettivo è quello di produrre alimenti dal valore nutrizionale in grado di raggiungere 'mete nutrizionali', dinamiche nello spazio e nel tempo, proprie per determinate categorie demografiche umane quali i neonati e le persone con problemi: cardiovascolari, di intolleranza, infiammatori, immuno-depressivi, ecc..

 

Conclusioni

1. L'uso delle biotecnologie è primariamente un 'problema sociale' e con l'avanzare delle conoscenze delle leggi regolanti i fenomeni della vita biologica in tutte le sue articolazioni categoriali o tassonomiche, interesserà sempre di piú la comunità umana.

2. La valutazione che l'opinione pubblica, specialmente europea, esprime sull'uso delle biotecniche innovative è fortemente diversificata:

(a) forte accettazione di quelle inerenti alla medicina

(b) grande resistenza per quelle riguardanti la produzione di 'alimenti innovativi'.

Quali possono essere le motivazioni del secondo comportamento umano? La risposta è complessa, ma sostanzialmente la ragione del 'rifiuto' è dovuta alla carenza di una informazione seria e disinteressata.

3. Scientificamente concordo con il Massironi (Università degli Studi di Padova) quando dice "qualunque modello di gestione del 'problema' biotecnologia deve tenere conto dell'erroneità della convinzione di avere in mano, con le conoscenze biomolecolari, tutte le chiavi per comprendere e controllare gli organismi viventi". Se cosí fosse, potremmo parlare di 'riduzionismo', quindi di limite nella capacità di esprimere un giudizio.

4. Khün, grande storico della scienza, cosí si esprime: quando un modello, che descrive un determinato evento, viene confermato ripetutamente transita dallo status di modello allo status di realtà; però, questa realtà scientifica è tale fino a quando viene scoperta un'altra realtà. Pertanto, un modello è sempre e soltanto di durata a termine. Ciò non significa che l'ingegneria genetica, detta anche la 'mansarda' della biologia molecolare, è una "tecnologia raffinata con un retroterra scientifico volutamente povero".

5. I fenomeni biologici sono caratterizzati da eventi probabilistici. I rischi non possono essere esclusi aprioristicamente; alcuni di essi possono verificarsi con una probabilità di 1018 cioè di uno su un miliardo di miliardo di eventi.

6. In un seminario di qualche anno fa (giugno 1998), organizzato dall'Istituto internazionale delle Scienze della vita (International Life Science Institute, ILSI), fortemente interdisciplinare, si è giunti a queste conclusioni:

(a) per l'uso 'sicuro' di un OGM è necessario risolvere ancora un consistente numero di problemi

(b) si deve ampliare l'informazione al consumatore al fine di assicurare l'accettabilità di un prodotto alimentare ottenuto da un OGM su base scientifica e statistica

(c) considerare la differenza fra materia prima fornita da un OGM e cibo derivato

(d) sono disponibili metodiche in grado di rilevare in un alimento la presenza di componenti provenienti da un OGM; tuttavia, sembra che alcuni trattamenti possano alterare la sequenza del DNA, quindi non evidenziano determinati transgeni

(e) evitare assolutamente la divulgazione di una 'falsa scoperta positiva' in un alimento

(f) etichettare l'alimento se esso o qualche suo componente è ottenuto da un OGM, qualunque sia la percentuale impiegata della sostanza di natura transgenica

(g) è indispensabile che il 'consumatore' agisca decisamente sul legislatore affinché sia fortemente finanziata la ricerca orientata al verificare il livello di 'rischio' per l'uomo e per gli altri esseri viventi sull'uso di prodotti ottenuti da OGM; lo stesso 'consumatore', però deve non esercitare quella che viene - provocatoriamente - definita 'la dittatura' del consumatore.

7. La ricerca pubblica deve essere adeguatamente finanziata affinché possa svolgere il suo ruolo indipendente da interessi contingenti e propri delle imprese biotecniche.

8. L'obiettivo 'principe' della ricerca pubblica deve essere quello di evidenziare la differenza fra tossicità e nocività di qualsiasi alimento, sia esso 'naturale' (nel significato tradizionale) che 'biotec'; a ciò bisogna aggiungere la necessità di conoscere i riflessi della coltivazione o dell'allevamento di OGM sull'equilibrio dei vari agroecosistemi interessati.

9. Solo un'informazione seria e scientificamente disinteressata deve costituire l'imperativo futuro per risolvere un 'problema sociale' di grande valenza che è quello dell'uso di prodotti alimentari ottenuti da OGM.

Opere citate

MATASSINO, D. (1995). Il sistema produzione animale in Campania. L'Allevatore, 51 (38), 5.

MATASSINO, D. (1996). Quel bene culturale a salvaguardia del territorio.Atti Conv. 'Agricoltura, agriturismo e viabilità per il decollo di Tammaro e Fortore', Colle Sannita (BN), 11-12 maggio 1996. L'Allevatore, 52 (27), 10.

MATASSINO, D..(2000). Recupero del genoma di razze in via di estinzione e sviluppo eco-compatibile. Atti Conv. Naz. 'La valorizzazione delle produzioni agricole e zootecniche locali per la promozione del benessere', Città di Castello (PG), 22 gennaio (in c.d.s.).

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